Dalla residenza di San Giovanni Rotondo, dove vive da quando ha lasciato Lecce, mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, arcivescovo emerito, ha voluto raggiungere tutti coloro che hanno partecipato ad un momento importante della sua vita.
Lo scorso 3 gennaio, infatti, ha festeggiato con la “sua” comunità diocesana i trent’anni di episcopato. “Il mio saluto fraterno - ha scritto D’Ambrosio in una lettera ai sacerdoti - ma soprattutto la mia sincera e affettuosa gratitudine per esservi uniti nella comunione della preghiera e nella condivisione dell’eucarestia, alla mia invocazione di perdono e al rendimento di grazie per i trenta anni del mio servizio episcopale”.
Attraverso i moderni e immediati mezzi di comunicazione mons. D’Ambrosio esprime la sua profonda gratitudine a tutti i presenti e, in particolare “all’arcivescovo Michele che ha voluto la mia presenza perché unum corpus[…] potessimo dire il nostro ‘l’anima mia magnifica il Signore’”.
Un grazie “intriso di commozione anche se nascosta, e di gioia: ho risentito la bellezza della comunione fisicamente distante ma sempre sacramentalmente vicina, con un pizzico di nostalgia che quella sera si è un po’ acquietata. Tutto questo segno di un rapporto vissuto intensamente e fuori dai canoni di ufficialità”.
E come dal desiderio di mons. D’Ambrosio anche Portalecce si fa portavoce del sentimento di gratitudine espresso e sottolineato più volte nella lettera affidata a don Antonio Bruno, suo segretario per otto anni: “Vi farete latori del mio grazie, del mio saluto e del mio augurio a tutte le vostre comunità che in modi diversi si sono unite nel dire per me e con me: grazie”.