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L’Anno Pastorale 2018/2019, che in queste settimane è partito un po’ dappertutto nelle diverse comunità parrocchiali, intende, per volontà dell'arcivescovo, essere dedicato in maniera particolare al tema dell’ascolto. Si tratta di una sottolineatura suggerita dal nostro pastore per lo spazio e il tempo che il Signore Gesù ci concede di vivere, qui e ora, come Chiesa di Lecce; di sicuro il dono e il compito dell’ascolto non nascono e non si esauriscono dopo quest’anno.

È innegabile, oltre che evidente, che una riflessione sul tema dell’ascolto coinvolga in maniera del tutto propria tutto ciò che concerne la pastorale catechistica, inserita nel quadro più ampio di una pastorale evangelizzatrice. A tal proposito, si intende qui fornire delle prime coordinate generali, col proposito di continuare successivamente l’approfondimento nei confronti dei numerosi settori che interessano l’evangelizzaione e la catechesi; per questo, si vuole fare riferimento all’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi del Santo Papa Paolo VI, di recente canonizzazione, ai due Direttori catechetici del 1971, e del 1997 e all’esortazione apostolica Evangelii gaudium di Papa Francesco, che dagli anni '70 ad oggi illuminano il cammino della Chiesa sparsa nel mondo intero.

Da questa lettura e rilettura emerge come l’ascolto nella Chiesa si manifesta attorno tre poli che, interconnessi tra di loro, generano un circolo virtuoso: la Parola di Dio, la comunità cristiana, il mondo.

Primo, l’ascolto della Parola di Dio. È Gesù il primo ad ascoltare e a parlare, e qualunque esistenza cristiana non può che fondarsi sull’ascolto della sua Parola; egli solo, infatti, possiede una parola unica, capace di disincagliare chi l’ascolta dall’anonimato (vocazione), di scaldare i cuori (pro-vocazione) fino all’incontro unico e irripetibile con Lui (in-vocazione). È quello che viene chiamato il primato della Parola; su questo primo aspetto, è opportuno meditare sui seguenti testi:

“È lui che, oggi come agli inizi della Chiesa, opera in ogni evangelizzatore che si lasci possedere e condurre da lui, che gli suggerisce le parole che da solo non saprebbe trovare, predisponendo nello stesso tempo l'animo di chi ascolta perché sia aperto ad accogliere la Buona Novella e il Regno annunziato”. (Paolo VI, Esortazione apostolica Evangeili nuntiandi, 75)

“Si ricordi inoltre che Gesù, Messia e Signore, è sempre presente nella sua chiesa per mezzo del suo Spirito. Il ministero della parola deve dunque presentarlo non solo come oggetto di studio, ma anche come colui che apre i cuori degli ascoltatori ad accogliere e comprendere il messaggio che viene da Dio”. (Congregazione per il Clero, Direttorio Catechistico Generale, 12)

“Si ricordi inoltre che Gesù, Messia e Signore, è sempre presente nella sua chiesa per mezzo del suo Spirito. Il ministero della parola deve dunque presentarlo non solo come oggetto di studio, ma anche come colui che apre i cuori degli ascoltatori ad accogliere e comprendere il messaggio che viene da Dio. (Congregazione per il Clero, Direttorio Generale per la Catechesi, 12)

“Abbiamo bisogno di esercitarci nell’arte di ascoltare, che è più che sentire…. L’ascolto ci aiuta ad individuare il gesto e la parola opportuna che ci smuove dalla tranquilla condizione di spettatori. Solo a partire da questo ascolto rispettoso e capace di compatire si possono trovare le vie per un’autentica crescita, si può risvegliare il desiderio dell’ideale cristiano, l’ansia di rispondere pienamente all’amore di Dio e l’anelito di sviluppare il meglio di quanto Dio ha seminato nella propria vita”. (Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, 171).

Secondo, e al centro, la comunità cristiana, invitata al suo interno all’ascolto della Parola di Dio, in modo da interiorizzare ciò che poi in questo modo è abilitata a trasmettere, meglio a comunicare, perché il messaggio della salvezza non è una semplice informazione, ma un evento di salvezza che coinvolge integralmente, fosse anche con un rifiuto, coloro cui è rivolta. A tal proposito, appaiono particolarmente significative e seguenti parole:

“Evangelizzatrice, la Chiesa comincia con l'evangelizzare se stessa. Comunità di credenti, comunità di speranza vissuta e partecipata, comunità d'amore fraterno, essa ha bisogno di ascoltare di continuo ciò che deve credere, le ragioni della sua speranza, il comandamento nuovo dell'amore.

[…]
L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, - dicevamo lo scorso anno a un gruppo di laici - o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”. (Paolo VI, Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, 15.41). “Anche in questa epoca la gente preferisce ascoltare i testimoni” (Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, 150)
“Una comunità cristiana matura nella fede vive in religioso ascolto della parola di Dio, è in continuo atteggiamento di conversione e di rinnovamento, è attenta a cogliere ciò che lo Spirito dice alla chiesa”. (Congregazione per il Clero, Direttorio Catechistico Generale, 22)

“Se è vivo questo desiderio di ascoltare noi per primi la Parola che dobbiamo predicare, questa si trasmetterà in un modo o nell’altro al Popolo di Dio” (Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, 149)

Terzo, l’opera di evangelizzazione aperta al servizio, al mondo intero, alla missione, a tutti e a ciascuno, ai più poveri soprattutto. Un impegno che è una gioia, e una fatica che procura soddisfazione. Passando attraverso la spiritualità personale e la vita comunitaria, la Parola predicata, già efficace di per sé, incontra ulteriori e inediti canali di grazia dove scorrere abbondante. Per questo da San Paolo VI fino a Papa Francesco, il camino negli ultimi decenni della Parola di Dio è caratterizzato dal dialogo e al servizio al mondo, piuttosto che alla sua critica e alla sua condanna, con la predilezione verso qualunque forma di povertà:

“Infatti la comunità dei cristiani non è mai chiusa in se stessa. In essa la vita intima - la vita di preghiera, l'ascolto della Parola e dell'insegnamento degli Apostoli, la carità fraterna vissuta, il pane spezzato - non acquista tutto il suo significato se non quando essa diventa testimonianza, provoca l'ammirazione e la conversione, si fa predicazione e annuncio della Buona Novella”. Paolo VI, Esortazione apostolica Evangeili nuntiandi, 15).

“La parrocchia è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione.

[…]
Molte volte è meglio rallentare il passo, mettere da parte l’ansietà per guardare negli occhi e ascoltare, o rinunciare alle urgenze per accompagnare chi è rimasto al bordo della strada.
[…]
Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo.
[…]
La Chiesa ha riconosciuto che l’esigenza di ascoltare questo grido deriva dalla stessa opera liberatrice della grazia in ciascuno di noi, per cui non si tratta di una missione riservata solo ad alcuni.
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A volte si tratta di ascoltare il grido di interi popoli, dei popoli più poveri della terra (EG 188)
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In ogni luogo e circostanza i cristiani, incoraggiati dai loro Pastori, sono chiamati ad ascoltare il grido dei poveri.
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L’imperativo di ascoltare il grido dei poveri si fa carne in noi quando ci commuoviamo nel più intimo di fronte all’altrui dolore.
[…]

Siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro. (Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, 28.46.187-188.191.193.198)

In conclusione, la Parola di Dio, la comunità cristiana e il mondo rappresentano le tre vie complementari attraverso le quali ci si può allenare a diventare uomini e donne capaci di ascolto. Prendendo in prestito simpaticamente un’espressione matematica, si può dire che si tratta di tre condizioni necessarie ma non sufficienti, nel senso che vanno integrate tutte e tre insieme in un percorso sincronico; isolarne e coltivarne una a dispetto all’altra significherebbe scivolare facilmente verso derive spiritualistiche oppure verso atteggiamenti pratici sganciati da qualunque significato salvifico.

Consapevoli che “abbiamo due orecchie e una bocca per poter ascoltare il doppio di quanto diciamo” (Epitteto) ci tuffiamo nell’avventura di ascoltare di più per ritrovarci sempre di più.

 

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