Cinquant’anni di sacerdozio sono una tappa unica e per la quale occorre lodare il Signore.
Tuttavia la ricorrenza diviene ancora più coinvolgente se a celebrarla sei tu, nostro caro don Giancarlo, sacerdote buono e zelante, padre amorevole e compagno di viaggio nella splendida avventura del ministero. Di te, fin da quando, neanche seminaristi, frequentavamo le liturgie episcopali abbiamo sempre ammirato la compostezza e l’affabilità che hanno tratteggiato non solo il tuo volto, quanto anche il tuo modo di presentarti a noi e di rapportarti con noi.
E così, con l’inizio delle nostre storie vocazionali, complice l’incoraggiamento dei formatori a guardare modelli di vita sacerdotale che potessero arricchirci, tra i tanti incontrati nella nostra bella Chiesa di Lecce, un posto di tutto rispetto lo hai sempre avuto tu, frutto della credibilità che ti è propria. Tanto negli anni di preparazione al ministero quanto in questi primi anni di sacerdozio abbiamo imparato ad apprezzare la tua gioiosa testimonianza di prete donato tutto totalmente al Signore e alla Chiesa; lo abbiamo riscontrato nella pacatezza e nella risolutezza che ti contraddistinguono e con cui hai saputo attualizzare uno slogan che era stato ideato qualche anno fa per una giornata mondiale di preghiera per le vocazioni e che dice come “la testimonianza genera vocazioni”.
Possiamo affermare che tante vite e tanti cammini sacerdotali hanno trovato e tuttora trovano nutrimento nel tuo essere ministro di Dio. Di questo tuo modo di agire fa parte la capacità di non voler mai apparire: semplice, umile e dal tratto familiare, sei sempre stato e continui ad essere nella nostra famiglia sacerdotale e verso coloro che a te guardano come a un modello, una fonte di comunione. Nelle tue parole è costantemente presente il tratto riconciliante di chi vuol fare comunione, la pacca sulla spalla riabilitante che rimette in cammino, il sorriso compiaciuto e incoraggiante di chi non porta invidia ma sa godere di ogni successo dell’altro, meglio ancora se confratello.
Potremmo evidenziare, tra le tante, un’ultima sfaccettatura del tuo lungo e fecondo ministero, caro don Giancarlo: la paternità. Come un ottimo papà di famiglia hai custodito tanto nella dimensione affettiva quanto in quella orante chi a te si è rivolto per una confidenza, per una parola di consiglio, per un momento di condivisione, per un semplice saluto.
Molto altro potremmo dir di bello di ciò che ci hai trasmesso e che, siamo certi, continuerai a darci perché ti appartiene e lo vivi quotidianamente. Lasciamo, però, che diventi preghiera al Sommo ed Eterno sacerdote, affinché ti guidi e benedica i tuoi giorni a Lui consacrati.
A te, caro maestro (ci sia concesso chiamarti così come noi, seminaristi e preti giovani amiamo chiamarti) l’assicurazione del nostro grande affetto, il ringraziamento per il tuo esserci sempre vicino e l’augurio di “rinnovare ogni giorno il dono di Dio ricevuto con l'imposizione delle mani, di sentire il conforto della profonda amicizia che ti lega a Gesù e ti unisce a noi, di sperimentare la gioia della crescita del gregge di Dio verso un amore sempre più grande a Lui e a ogni uomo, di coltivare la rasserenante persuasione che colui che ha iniziato in te questa opera buona la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Pastores dabo vobis 467).