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Si è svolta stamattina a Lecce la ormai tradizionale celebrazione eucaristica presso il santuario diocesano di Sant’Oronzo fuori le mura in onore dei santi patroni.

 

 

Nell’antico luogo dove la tradizione vuole sia avvenuto nel 68 d.C. il glorioso martirio del protovescovo leccese è ormai tradizione che, nella mattina del secondo giorno dei festeggiamenti, l’arcivescovo presieda la messa solenne.

“È toccante - ha affermato mons. Michele Seccia prima della messa - vedere come dopo tanti secoli siamo ancora qui a dare vita al ricordo e alla memoria di un sacrifico e di un atto d’amore così grandi a cui risalgono le radici della nostra fede. Qui, nel sangue del nostro primo martire, è nata la comunità cristiana leccese”.

L’attuale chiesa risale agli inizi del novecento, voluta dal vescovo Gennaro Trama, ma poggia su fondazioni più antiche e già esistenti probabilmente proprio dai primi decenni dopo il martirio del santo. Durante l’omelia il vescovo ha sottolineato particolarmente come il martire non sia un eroe da celebrare come fine a se stesso, ma è un vero testimone della fede, come siamo chiamati tutti ad essere nella nostra vita.

“Riscoprirci qui come comunità, anno dopo anno, secolo dopo secolo - ha ribadito il presule - è il segno più importante di questa testimonianza di fede e di amore.”

“Nonostante le distanze che siamo oggi costretti a mantenere ci riscopriamo più uniti che mai” ha poi concluso Seccia invitando i presenti a portare anche i giovani a scoprire o riscoprire i valori della vita cristiana, dalla chiesa domestica e in famiglia alla chiesa parrocchiale. Le tradizioni non vanno solo celebrate vanno vissute fino in fondo e con valore per tenerle ancorate anche al futuro.

 

 

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