Due motivi sono alla base di questi auguri che con spontaneità e semplicità porgiamo a lei eccellenza e ci scambiamo fra tutti noi.
Primo motivo. L’augurio di essere come presbiterio e come collegio dei diaconi il prolungamento della sua preghiera, sentirci voce e cuore orante con lei tutti i giorni, presso tutte le comunità parrocchiali.
La persona del vescovo, infatti, è la personificazione dell’amore comunitario e della preghiera comunitaria. Il vescovo come diceva Origene è veramente il padre della vita spirituale, è come un torrente di vita spirituale che attraversa e irriga tutti gli angoli della diocesi.
L’augurio che la nostra preghiera sia sempre nella sua preghiera e la sua preghiera sia sempre nella nostra preghiera.
Il secondo motivo che è alla base di questi auguri natalizi è di essere il prolungamento della sua gioia. Lei, lo scorso anno in occasione degli auguri natalizi che ha rivolto alla diocesi, ha parlato di un Natale violato dal consumismo e dalla superficialità. Le luci del consumismo non illuminano ma oscurano. Ha detto lo scorso anno.
Quest’ anno a portarci fuori dal consumismo e dalla superficialità ci ha pensato il Coronavirus e lo ha fatto in modo brusco, implacabile, facendo intravedere anche la fragilità di una società che è piombata nella confusione e nello smarrimento, abituata com’era a non fare a meno del superfluo e di una illimitata produzione di idoli. La pandemia, come una bassa marea, ha portato alla luce tanta generosità, altruismo, e nello stesso tempo la pandemia ha provocato tanta povertà, ha messo in difficoltà numerose famiglie e aziende, ha seminato paura, dolore.
La pandemia ha tolto il velo anche a tanta ipocrisia e a tanta miopia progettuale: ci siamo accorti che volevamo nascondere l’indigenza con un benessere artificiale, volevamo illuminare il buio con una luce fittizia.
Insieme con lei, Padre vescovo, noi presbiterio vogliamo cogliere questi segnali, non minimizzarne la portata. È il momento, l’ora (in senso giovanneo), di indicare la sorgente della luce, la sorgente del benessere, la sorgente della gioia.
La conversione a una pastorale della essenzialità che altro vuol essere se non un andare alla sorgente.
La gioia natalizia va riportata alla sorgente: la stalla di Betlemme; ricominciare dalla gioia di Betlemme, dalla gioia dei pastori. Che questa possa entrare nelle famiglie, nel lavoro, nella speranza dei giovani, nella cura dei malati, nella lotta a ogni forma di marginalità umana.
Gli auguri più belli a lei eccellenza, ai nostri confratelli ammalati, a tutti noi, e alle nostre comunità.
*vicario generale