«Quando il Signore permetterà di tornare alla cosiddetta vita normale, noi pastori dobbiamo fare attenzione di non riprendere da dove avevamo lasciato. Le persone e le comunità non sono più le stesse di prima».
Prendiamo in prestito quanto il vicario generale della diocesi di Lecce, don Gigi Manca, ha riferito nel saluto d’inizio della Messa Crismale, per sottolineare come questo tempo e quello che verrà debbano essere inesorabilmente momento di ripensamento di tutta l’azione pastorale. Lo abbiamo detto più volte: la pandemia ha accelerato e messo a nudo la fatica che, come Chiesa, stiamo facendo ad abitare con speranza questo tempo che la provvidenza ci sta donando.
Fatichiamo ad intercettare le domande di senso che, seppur celate, ancora albergano forti nel cuore dell’uomo. Anche la vita dell’oratorio parrocchiale non sarà più la stessa. La pandemia ci ha resi tutti più vulnerabili e ha interrotto quei legami che già a fatica si riusciva a tenere vivi.
Mai come in questo momento, ci rendiamo conto di quanto sia necessario non solo riaprire i nostri spazi ma, ancor più, qualificarli. Il deserto delle strade, la didattica a distanza, il distanziamento sociale stanno modificando profondamente la vita delle persone, delle famiglie e quella dei ragazzi. Non sarà più possibile “improvvisare”. La sfida richiede coraggio e audacia da parte delle comunità.
L’oratorio è un generatore di vita e di vita buona. Tante volte abbiamo posto l’attenzione su chi entra nei nostri oratori. Soglia bassa o soglia alta? Senza dubbio l’oratorio deve mantenere una soglia bassa; l’oratorio è per tutti. Non si tratta di un movimento. Tutti possono potervi accedere ma il problema è un altro: non tanto “chi entra?”, ma “cosa e chi trovano? Quali adulti? Quali educatori? Quale Comunità?”.
Riaprire oggi è quanto mai necessario, come è necessario che i nostri ambienti siano all’altezza delle sfide che li attendono; ambienti salubri, privi di barriere architettoniche, strutture all’avanguardia, impiantistica sportiva qualificata sono il contenitore necessario dove la comunità educante, insieme alle famiglie e in collaborazione con la scuola e le altre istituzioni territoriali, scommette sulla crescita integrale delle nuove generazioni. L’ambiente accogliente e qualificato è necessario ma non sono sufficiente.
È necessario che si ripensi anche la funzione educativa degli oratori, riempiendo di significato esistenziale i nostri luoghi e i nostri incontri. È necessario qualificare i formatori, e non solo dal punto di vista delle scienze umane; bisogna che siano, sempre più, esperti in accoglienza vera. Tutto questo nasce dalla familiarità con la “Parola” che non solo ci rivela la bellezza di una vita meravigliosa ma ci rende esperti nel costruire buone relazioni e compiere gesti di prossimità autentica. Questo è il tempo di “cantierizzare” l’oratorio e renderlo idoneo alle sfide che lo attendono.
Apprezzabile l’iniziativa di qualche politico locale impegnato nel Consiglio regionale della Puglia che nei giorni scorsi ha mosso le acque per porre l’attenzione delle istituzioni su questo “avamposti di speranza”. In una mozione presentata nei giorni scorsi alla giunta regionale così scriveva il consigliere leccese Paolo Pagliaro: “Le parrocchie e gli oratori rappresentano presìdi di contrasto alla povertà educativa, e per questo meritano di essere sostenuti nel loro compito educativo, che si esprime attraverso attività di doposcuola e socializzazione, ma soprattutto attraverso lo sport. […] Giusto che la Regione dia il suo contributo a queste attività, attraverso finanziamenti per il potenziamento del patrimonio impiantistico sportivo, l'adeguamento alle norme di sicurezza, l'eliminazione delle barriere architettoniche e gli ampliamenti degli oratori parrocchiali. Ma questi fondi non sono sufficienti: molte parrocchie, pur essendo state ammesse a finanziamento in base alla graduatoria del bando per il 2020, non hanno ricevuto neppure un euro per esaurimento delle risorse”. Si spera che al suo appello si uniscano tanti altri rappresentati delle istituzioni, al fine di sostenere iniziative parrocchiali che, nel silenzio di una azione discreta e feconda, si pongono al fianco delle famiglie e della scuola nella formazione umana e cristiana dei bambini e dei ragazzi.
L’Ufficio diocesano per l’oratorio e lo sport, da parte sua, sta pensando a come venire incontro alle comunità parrocchiali che hanno scommesso o intenderanno farlo nelle loro scelte pastorali, credendo nella bontà dell’oratorio. Nel confronto con il Servizio di pastorale giovanile diocesano ci si è già attivati su questo fronte, ma ancora più cercheremo di accompagnare le comunità in questa entusiasmante avventura. A presto.
*Direttore dell’Ufficio diocesano per l’oratorio e lo sport