L'Ufficio diocesano delle comunicazioni sociali, ha come riferimento il Dicastero delle comunicazioni sociali della Santa Sede, l’Ufficio comunicazioni sociali della Cei, l'ufficio comunicazioni sociali regionale e collabora con le testate giornalistiche locali.
L’arcivescovo Michele Seccia, come strumento operativo territoriale, ha voluto Portalecce che si avvale di uno staff di operatori tecnici e della comunicazione e giornalisti. Grazie ai tanti volontari della comunicazione guidati dal direttore Vincenzo Paticchio (anche portavoce del pastore), il portale è voce della Chiesa di Lecce che esce per strada.
L'Ufficio diocesano delle comunicazioni sociali di Lecce, rinnovato da mons. Michele Seccia nel settembre 2018, vede insieme presbiteri e laici, impegnati nel settore della comunicazione, formato dal sottoscritto, da don Adolfo Putignano (direttore onorario), da don Andrea Gelardo, don Riccardo Calabrese, don Emanuele Tramacere e laici impegnati nella web tv, nella radio, nei social.
Inoltre, vi è un’equipe in formazione, di animatori della cultura che nei prossimi mesi, svilupperanno un progetto di collaborazione, con l’aiuto delle comunità parrocchiali.
L'Ufficio comunicazioni sociali è riconosciuto dalla Cei nella sua dimensione pastorale, all’interno della catechesi e nuova evangelizzazione. Pertanto, è molto importante la formazione di operatori della comunicazione della cultura, a partire dalle comunità parrocchiali.
All'Ufficio. spetta, inoltre, il compito di progettare anche un’adeguata pastorale digitale locale, che non è un segmento pastorale, ma diventa la piattaforma su cui innervare tutte le competenze che l’ufficio diocesano è chiamato a organizzare e a coordinare. Preoccuparsi, insieme ai competenti organismi di Curia, che la comunicazione sia parte integrante di ogni piano pastorale. Offrire un sostegno agli organismi appartenenti al settore per l'evangelizzazione e i sacramenti, e alle altre realtà che operano per l'annuncio e la formazione, per lo studio dei metodi più adeguati per evangelizzare, compreso l’uso dei mezzi della comunicazione sociale, affinché la comunicazione sociale in tutte le sue espressioni, sia effettivamente messa a servizio del Vangelo.
Decisivo, il ruolo dell’ufficio delle comunicazioni sociali, “urgente improcrastinabile attivarlo al più presto dove non esiste. Renderlo operativo dove esiste solo formalmente” (direttorio n. 103).
Questo ripensamento organizzativo e strutturale lo richiede il contesto ormai post mediale. Media e società sono connessi, tanto che non è più possibile definire cos’è mediale da cosa non lo è. Proprio perché i media sono ovunque; l'esempio concreto di tale condizione post mediale e di questa umanità mediale, sono i social network.
L' organismo è chiamato a realizzare e a raggiungere gli obiettivi del progetto di Comunicazione; a gestire l’interazione comunicativa della Chiesa, in un determinato territorio, pertanto va strutturato in un processo sinergico, anche tra gli uffici di pastorale e il territorio.
Le principali competenza dell’ufficio sono:
- sensibilizzazione
- formazione degli operatorii
- coordinamento dei media
- promozione delle sinergie comunicative (direttorio n. 191).
Inoltre, coordinare gli strumenti di progettazione sociale che fanno riferimento alla Diocesi; promuovere e curare i rapporti della diocesi dei suoi organismi, con la totalità degli strumenti di comunicazione Importante accordarsi con le testate giornalistiche, con gli operatori della comunicazione: giornalisti, tecnici editori del territorio; promuovere momenti di formazione, coordinare la ricerca di documentazione in materia di comunicazioni sociali, inoltre provvedere alla diffusione delle valutazioni critiche e pastorali di film e spettacoli, al fine della loro fruizione. Promuovere occasioni pubbliche di riflessione, dibattiti in materia di comunicazione, per l’uso cosciente dei social e dei nuovi media, al fine di promuovere una corretta cultura della comunicazione.
Tutto questo richiede uno sforzo enorme pastorale, di cui non si può fare più a meno. La comunicazione non deve più essere considerata Cenerentola della pastorale.