Mercoledì 8 settembre, festa della Natività della Beata Vergine Maria, la Chiesa di Albano vive un momento importante della sua presente storia: dopo 17 anni, in seguito alla sua nomina da parte del Papa Francesco a Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, il card. Marcello Semeraro conclude il suo ministero episcopale nella diocesi di Albano. Gli succede mons. Vincenzo Viva, entrambi figli della terra benedetta del Salento!
Nella celebrazione dell’ordinazione episcopale di mons. Viva, verrà festeggiato anche il Giubileo sacerdotale del card. Semeraro. La scadenza giubilare apre il cuore del cardinale al ringraziamento. Noi pure con lui e per lui intoniamo il nostro Magnificat.
Ponendomi sulla vetta degli anni giubilari e mettendo a fuoco principalmente gli ultimi 17 anni, quelli dell’episcopato nella diocesi di Albano, mi pare di scorgere un filo d’oro che attraversa tutta la sua esperienza di pastore. Se voglio dare un nome a questa vena d’oro che attraversa e lega questi anni, non esito a chiamarlo “amore alla Chiesa” o forse ancor meglio “servizio di amore alla Chiesa”.
Tra i tratti salienti di questo servizio alla Chiesa, posso richiamare l’alto profilo che ha saputo dare al suo magistero. I suoi interventi, dispiegati nella vasta e varia gamma di tempi e di occasioni, costituiscono un denso “corpus” magisteriale al quale fruttuosamente attingere per una azione pastorale capace di rispondere alle sfide che l’attuale cambiamento di epoca presenta. Spicca l’attenzione che il vescovo ha avuto per la formazione permanente dei sacerdoti, privilegiando temi di viva e urgente attualità relativi alla identità spirituale e alla missione dei presbiteri. Non mancano i temi del rinnovamento della catechesi, della sinodalità, del discernimento, promuovendo l’attivazione di processi per giungere a stili di vita sinodale, a livello personale ed ecclesiale.
Accanto al servizio del “maestro della fede” mi piace accennare anche al servizio del pastore. Mi riferisco ai temi della cura, della carità. Nell’affrontare alcune particolari situazioni, il pastore ha saputo coniugare la fermezza dell’autorità con l’amabilità della paternità. Quanto alla cura in questi anni si sono realizzate significative “opere segno”. Cito quella dedicata all’accoglienza dei padri separati, quella dell’housing sociale e quella dell’ambulatorio per persone con difficoltà ad accedere ai servizi sanitari.
Il servizio alla Chiesa dunque vero elemento che dà unità alle molteplici espressioni del ministero episcopale del card. Semeraro. Ordinando un diacono nell’ultima celebrazione diocesana il 28 agosto scorso, così concludeva l’omelia: “Nella Chiesa ‘servire’ non è un elenco di cose da fare, ma prima di tutto un modo di essere, una forma di vita”.
Auguriamo tutti al cardinale il dono di continuare a testimoniare questa forma di vita nelle prestigiose sedi cui è stato chiamato, servendo ancora il Signore, la Chiesa e i fratelli in ricchezza di giorni e fecondità di opere.
*Vicario generale diocesi Albano