Da domani 3 marzo e fino a domenica 5 marzo l’arcivescovo Michele Seccia sarà in visita pastorale nella parrocchia di Cavallino, prima tappa del "pellegrinaggio" del pastore nelle comunità parrocchiali della diocesi. Ciò doveva già avvenire nel 2020, ma la pandemia bloccò tutto.
Anche se oggi la situazione non è del tutto rassicurante, la comunità parrocchiale e cittadina è lieta di poter vivere i tre giorni segnati dalla presenza dell’arcivescovo, che - come scriveva nella sua lettera del 22 novembre scorso - vuole “coltivare una relazione personale con il presbiterio (sacerdoti e diaconi), con i tanti collaboratori pastorali, e con tutte le realtà disseminate nel territorio diocesano”. Sarà questa un’occasione preziosa per ridare forza alla comunità parrocchiale.
Le difficoltà e le preoccupazioni che tutti hanno vissuto durante la pandemia hanno indebolito la partecipazione, andando a togliere (o, almeno, a fortemente limitare) uno degli elementi essenziali dell’essere cristiani: la vita comunitaria. Ma “questo tempo - continuava l’arcivescovo - è stato anche un Kairos, in quanto ha permesso a noi tutti di comprendere le nostre fragilità”.
Ora le difficoltà generate dalla guerra in Ucraina vedono ancora una volta pesare sul cuore di ciascuno la grave emergenza umanitaria che ogni guerra si trascina e anche le conseguenze di carattere economico ed energetico che le famiglie vivono.
Forse qualcuno si chiederà: ma è proprio necessario fare ora la Visita Pastorale? La risposta è: sì!
Sì, perché la cosa peggiore nel vivere momenti difficili è essere o sentirsi soli.
Invece, proprio in un momento di paura, di incertezza è importante riaffermare che nessuno è solo, che si è Chiesa, cioè comunità radunata dalla presenza di Gesù, sotto la guida di un padre che è il vescovo. È questa la risposta giusta ad ogni inquietudine.
D’altra parte, Gesù, sapendo che l’ora della sua passione era ormai prossima, ha scelto di celebrare la cena pasquale assieme ai discepoli. Ha radunato la sua comunità; ha condiviso con loro un pasto nel quale ha voluto racchiudere tutto il significato della sua esistenza donata (“questo è il mio corpo… il mio sangue… la mia vita spesa, donata per voi”). Nel momento della massima crisi, quando le circostanze potevano fargli prendere la decisione di chiudersi in un solitario scoraggiamento, Gesù ha deciso di stare con i suoi amici a donare ancora una volta la sua vita per loro. Tutto questo si ricorda e si celebra specialmente nella messa in coena Domini, prefigurazione dell’unico e sommo sacrificio della croce.
Nei giorni della Visita Pastorale ci saranno tante occasioni per stare assieme e con l’arcivescovo, momenti dedicati alle varie componenti della vita “cavallinese”: famiglie, giovani, anziani, ammalati, operatori della Caritas, della catechesi, autorità civili... E ogni giorno (LEGGI IL PROGRAMMA COMPLETO) ci saranno celebrazioni dell’Eucaristia: il venerdì e il sabato alle 18, la domenica alle 10,30 e alle 18 con il conferimento dell’accolitato al seminarista Gianmarco Sperani.
Saranno proprio queste Eucarestie a dare il senso di tutti i momenti vissuti insieme con il pastore, perché è dall’Eucaristia che continuamente si rigenera la comunità cristiana - il “sacrificio eucaristico, fonte e culmine di tutta la vita cristiana” (Lumen gentium, 11) -. Questi tre giorni costituiscono davvero un’occasione preziosa per riprendere in pieno le forze e affrontare con la fede, la speranza e l’amore propri del cristiano questo momento storico così incerto.
L’arcivesco sarà alla porta delle case, delle vite, e busserà: sta a ciascuno aprirgli, anzi a spalancargli la porta, accoglierlo e gioire con lui nella fede che unisce e rende ogni credente luce e sale del mondo.
Così facendo, “la Visita Pastorale - concludeva mons. Seccia nella lettera - sarà anche il modo per continuare a seminare nel terreno della nostra comunità il Vangelo del Regno”.