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Inizia oggi con un momento di accoglienza nella chiesa parrocchiale San Giovanni Paolo II in Merine e con la visita agli ammalati della frazione di Lizzanello, la Visita Pastorale dell'arcivescovo Michele Seccia alla piccola comunià alle porte di Lecce.

 

 

 

Incontri, volti, storie.. si incroceranno nel lungo weekend merinese con gli occhi e il cuore del pastore. Il parroco, don Luca Nestola presenta ai lettori di Portalecce la realtà di Merine.

 

Don Luca, quale realtà sociale e parrocchiale troverà l’Arcivescovo venendo in visita pastorale?

L’arcivescovo a Merine incontrerà una realtà sociale variegata. Negli ultimi anni la frazione di Lizzanello ha conosciuto un forte incremento demografico, dovuto alla sua vicinanza con il capoluogo da cui dista solo due chilometri, pertanto al nucleo storico di autoctoni, si sono aggiunti altri cittadini provenienti da diversi paesi, non solo della provincia di Lecce ma anche da altre provincie pugliesi e da altre regioni del sud d’Italia. Merine, pertanto, assume sempre più le caratteristiche di una periferia di Lecce sebbene conservi i tratti tipici di un paese salentino. La parrocchia in questo contesto variegato rappresenta una sorta di collante tra passato e presente. In essa convivono storie e tradizioni ma anche spinte innovative. Non è semplice fare sintesi in una comunità cosi poliedrica, ma questa caratteristica è alquanto stimolante. Mi piace definire la parrocchia, un laboratorio pastorale permanente. Una bella sfida. 

 

Quali sono i punti di forza e le fragilità più evidenti della tua comunità, nei tre ambiti: catechesi, liturgia e carità?

Un punto di forza è senza dubbio la presenza in parrocchia di un folto numero di laici disponibili e impegnati, in particolare un nutrito gruppo di famiglie giovani (molte come sottolineavo nella risposta alla domanda precedente giunte da altri contesti) che oggi animano la vita parrocchiale insieme alle realtà storiche esistenti.  Soprattutto è maturata consapevolezza che la comunità ecclesiale si fa attorno alla Parola e all’Eucarestia e che l’elemento di unità non sono le strategie umane ma la presenza viva del Risorto. Questo è senza dubbio un dato acquisito sebbene sempre da ribadire. Da questa consapevolezza nasce lo sforzo di un rinnovamento nei tre ambiti della vita ecclesiale: catechesi, liturgia e carità. Durante e dopo la pandemia la comunità ha maturato il desiderio di attuare quella che Papa Francesco chiama conversione pastorale. Positivo è constatare che non ci sono particolari resistenze al cambiamento, ma la disponibilità a percorrere strade inedite, percorsi nuovi, quelli che lo spirito ci sta indicando. Il recente convegno diocesano ci ha fornito chiavi di lettura importanti per abitare questo tempo come presenza viva, non nelle retrovie della storia ma come portatori di una speranza che nasce dalla certezza che il Signore fa nuove tutte le cose. I lavori sinodali ci stanno facendo maturare il fascino della chiesa dei carismi dove tutti insieme ci si sente chiamati e inviati.

 

Che cosa vi attendete dalla visita Pastorale?

L’auspicio è che la presenza dell'arcivescovo nella nostra comunità faccia maturare una maggiore coscienza ecclesiale, spiego meglio: capita spesso di sentir dire “Cristo si, Chiesa no”. Siamo convinti che lo stile con il quale il vescovo si farà presente tra le nostre case e la nostra gente aiuterà a far scorgere il volto più bello della Chiesa, il suo volto materno. Conoscendo don Michele siamo certi che i suoi gesti, il suo sguardo e le sue parole ci faranno sentire tutti più orgogliosi di appartenere alla Sposa di Cristo.

 

 

 

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