Portalecce volentieri ripropone l’artico apparso ieri su “Nuovo Quotidiano di Puglia” a firma del vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli.
La vicinanza della Pasqua pone l’interrogativo se i riti che saranno celebrati esprimono la fede in Cristo come Redentore dell’uomo e del mondo o sono solo folklore esteriore ed estetizzante che non tocca la vita e l’agire morale. In senso più ampio, la domanda è se siamo di fronte a una crisi del cristianesimo in Occidente.
La problematicità della risposta nasce innanzitutto dalla difficoltà di spiegare cosa significhi “Occidente” e ancor più dalla consapevolezza che il cristianesimo non si identifica con l’Occidente, anche se è l’humus sul quale si è costruita la civiltà occidentale. Per tentare di spiegare l’eventuale crisi del cristianesimo in Occidente richiamo tre autori che, con la loro vita oltre che con le loro opere, rendono più chiari i termini del problema. Sottolineo con la loro vita, perché il tema qui affrontato non è solo di natura culturale, ma implica necessariamente la sfera esistenziale e personale, con risvolti anche in ambito sociale.
Il primo autore è il marchese D. A. F. de Sade. Già nel pamphlet del 1795, Français, encore un effort, ("Francesi, ancora uno sforzo"), egli non solo prescinde da Cristo e dal suo insegnamento morale, ma muove guerra contro tutte le religioni compreso il deismo e propone un omaggio devoto alla “Natura” come la sola guida dell’uomo nuovo. A suo giudizio, ciò che occorre è il "rifacimento totale della struttura dell'uomo" e questo ha inizio con "l’uccisione di Dio" per l’interposta persona del re. Nella società postrivoluzionaria, l'assassinio originario dovrà perpetuarsi attraverso un progressivo annientamento dell'idea di Dio nella vita familiare e sociale e finalmente liberare la libertà dell'eros. I mostri delle sue opere - afferma Pierre Klossowski - rappresentano la negazione della moralità, della pietà, del razionalismo etico e della cura del prossimo1. Sotto questo profilo, de Sade può essere considerato come il punto di confluenza dei libertini del Seicento2 e l’antesignano di quella “rivoluzione sessuale”, avvenuta attorno al 1968 principalmente nei Paesi occidentali, che ha modificato i tradizionali codici di comportamento relativi alla sessualità e alle relazioni interpersonali.
A questo rovesciamento culturale, fa riferimento Pasolini nel suo ultimo film, “Salò o le 120 giornate di Sodoma” (1975). Facendo discettare eruditamente i Signori sul significato morale del libertinaggio e sull'anarchia del potere, con brani di Klossowski, Baudelaire, Proust e Nietzsche, egli critica «il potere di oggi […] che manipola i corpi in modo orribile, che non ha niente da invidiare alla manipolazione fatta da Himmler o da Hitler. Li manipola trasformandone la coscienza, cioè nel modo peggiore, istituendo dei nuovi valori che sono dei valori alienanti e falsi, i valori del consumo, che compiono quello che Marx chiama un genocidio di culture viventi, reali, precedenti»3.
A parlare di crisi del cristianesimo in Occidente, concorrono, sia pure in modo differente e senza che si possa pensare alla priorità o all’influenza di uno sull’altro, due altri autori: Dostoevskij e Nietzsche4. Sebbene quest’ultimo dichiari di essere quasi il “fratello di sangue” e di provare ammirazione per il grande scrittore russo fino ad affermare che è stato «l’unico psicologo […] dal quale ho avuto qualcosa da imparare: e una delle più belle fortune della mia vita»5, in realtà essi rappresentano due diversi esiti della crisi del cristianesimo in Occidente.
«Nietzsche - scrive Sossio Giametta - approda a un neopaganesimo anticristiano, sfociante in un larvato pangermanesimo, mentre il russo imbocca la via del ritorno al cristianesimo, accompagnato dal panslavismo. Entrambi dicono: se Dio non esiste, tutto è permesso. Ma Dostoevskij intende che allora si può peccare a piacimento per il venire meno di ogni controllo, mentre Nietzsche intende che all’uomo si apre un orizzonte di libertà (con la conseguente responsabilità) prima precluso. Per Nietzsche il cristianesimo aveva ormai, e non da poco, fatto il suo tempo […]. Invece per Dostoevskij il cristianesimo quasi bimillenario era ancora la soluzione e l’unica salvezza per l’uomo»6.
Il dialogo tra Cristo e il Grande Inquisitore, nel capolavoro “I fratelli Karamazov”, esprime l’eterna diatriba sul senso del cristianesimo e si presenta come il simbolo della sua crisi. Per Dostoevskij, infatti, Cristo rappresenta “l’autentico superuomo”, ovvero il Dio Uomo, per Nietzsche, invece, il superuomo avrebbe sostituito Cristo. Il cristianesimo, infatti, è «l’unica grande maledizione, l’unica grande e più intima depravazione, l’unico grande istinto della vendetta, per il quale nessun mezzo è abbastanza velenoso, furtivo, sotterraneo, meschino - lo definisco l’unica immortale macchia d’infamia dell’umanità»7. Mentre Dostoevskij confessa che «se non avessimo davanti agli occhi la preziosa immagine di Cristo, ci smarriremmo e ci perderemmo del tutto», Nietzsche afferma: «Gesù è esattamente l’opposto di un eroe: è un idiota […]. Si deve tener fermo ciò: egli è un idiota»8. L’”Idiota” è anche il titolo di un romanzo di Dostoevskij, ed è figura di Cristo, un uomo perfetto, incarnazione della bellezza divina e umana.
In definitiva, per Dostoevskij, Cristo rimane la sola opzione possibile tanto da affermare, senza indugio e in modo paradossale, in una lettera del 1854 alla signora Fonvizina: «Sono un figlio del secolo, sono un figlio del dubbio e della miscredenza […], se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è al di fuori della verità, e davvero la verità si trovasse fuori di Cristo, preferirei comunque rimanere con Cristo piuttosto che con la verità». Quanti cristiani, almeno quelli che ancora si dicono tali, sarebbero capaci oggi di pensare in questo modo e di fare una scelta così netta e inequivocabile?
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[1] Cfr. P. Klossowski, Sade, mon prochain, Éditions du Seuil edition, Paris, 1947.
2 Cfr. Tullio Gregory et all., Ricerche su letteratura libertina e letteratura clandestina nel Seicento, La Nuova Italia, Firenze 1981; Giorgio Spini, Ricerca dei libertini. La teoria dell'impostura delle religioni nel Seicento italiano, Firenze 1983.
3 E. Passannanti, Il corpo & il potere. Salò o le 120 Giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini, Lulu.com, 27 aprile 2015.
4 Cfr. V. Kantor, Dostoevskij, Nietzsche e la crisi del cristianesimo in Europa, Amos Edizioni, Mestre 2015; Id., Dostoevskij in dialogo con l’Occidente, Amos Edizioni, Mestre 2022.
5 F. Nietzsche, Crepuscolo degli idoli, «Scorribande di un inattuale», 45.
6 S. Giametta, Cortocircuiti, Mursia, Milano 2014, p. 146
7 Id., L’anticristo. Maledizione del cristianesimo, tr. it. di Ferruccio Masini, Adelphi, Milano 1984, p. 97.
8 F. Nietzsche, Frammenti postumi 1888-1889, tr. it. di Sossio Giametta, Adelphi, Milano 1974, pp. 28-29.