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Portalecce volentieri ripropone l’articolo apparso mercoledì scorso su “Nuovo Quotidiano di Puglia” a firma del vescovo di Ugento-Santa Maria di Leucamons. Vito Angiuli.

 

 

 

Quanto accade per i migranti, come ha messo in rilievo Cosimo Perrotta nell’ottimo articolo apparso sul Quotidiano domenica scorsa, 3 luglio 2022, avviene ormai da diversi anni nei confronti dei cristiani, uccisi in varie parti del mondo nel silenzio e nell’indifferenza dell’opinione pubblica.

Eppure, si tratta di cifre impressionanti. Si calcola, infatti, che su un totale di due miliardi e mezzo di cristiani, oltre 300 milioni sono perseguitati in circa 50 Paesi. Non per nulla San Giovanni Paolo II, durante il Giubileo del 2000, aveva affermato che il XX secolo è stato il tempo in cui la persecuzione nei confronti dei cristiani ha raggiunto una cifra così elevata tanto da non essere riscontrabile in tutta la storia millenaria della Chiesa.

Per comprendere la vastità e la drammaticità del problema, a mo’ di esempio, prendo in considerazione quanto avviene in Nigeria, popoloso paese dell’Africa. Politicamente si tratta di una repubblica costituzionale di tipo federale che comprende ben 36 Stati e più di 250 gruppi etnici che convivono in un equilibrio estremamente precario, continuamente attraversato da conflitti e tensioni. I gruppi più importanti, perché più numerosi e con maggiore peso politico, sono gli Haussa, gli Yoruba, gli Igbo e i Fulbe, meglio conosciuti come Fulani. La religione cristiana è professata dal 49.3% della popolazione totale, in modo particolare dal gruppo degli Igbo e buona parte degli Yoruba.

L’ostracismo contro i cristiani ha una lunga storia. Già nel maggio 1953, al culmine di una situazione politica instabile, nella città di Kano scoppiò una violenta protesta tra abitanti del Nord e del Sud. Tra il 1999 e 2001, in nove Stati a maggioranza islamica è stata introdotta la Sha'ria, mentre in altri tre Stati è stata accolta una parte delle norme della legislazione islamica riguardo al diritto civile e penale. A seguito di questa modifica statutaria, al nord della Nigeria è cominciata la furia jihadista di Boko Haram (che letteralmente significa “l’istruzione occidentale è proibita”). Fondato nel 2002, questo gruppo terroristico ha intensificato la sua attività dal 2009, arrivando nel 2015 ad allearsi con lo Stato Islamico fino a rendersi protagonista di rapimenti, attentati, massacri e stupri.

Progressivamente la persecuzione è aumentata fino ad assumere la forma di un vero e proprio sterminio soprattutto a partire dal 2015 quando è stato eletto presidente Muhammadu Buhari, appartenente all’etnia dei Fulani. Solo nello scorso mese di giugno, ci sono stati due attentati che hanno provocato numerosi morti, feriti e dispersi. Ma già il 2021 si era concluso in modo disastroso. «Negli ultimi quindici mesi, da gennaio 2021 a marzo 2022, - afferma l’Intersociety - il Paese ha registrato un totale di morti di cristiani non inferiore a 6006». Il rapporto dello scorso 5 aprile ha aggiunto che «nei primi tre mesi del 2022 (da gennaio a marzo), non meno di 915 sono stati uccisi».

A causa del dilagare di questo crescente odio contro i cristiani, la Nigeria si qualifica come uno dei Paesi dove più alta è la cristianofobia. Il fenomeno è così rilevante che sta cambiando le sorti di un’intera nazione. Secondo il “National Christian Elders Forum”, «il cristianesimo in Nigeria è vicino all’estinzione. Realisticamente parlando, possiamo dire che i cristiani rischiano di sparire nei prossimi 25 anni, da qui al 2048». La situazione è come una bomba a orologeria che rischia di distruggere il paese. I giornali nigeriani, però, tendono a nascondere la matrice religiosa degli attacchi preferendo ascrivere la violenza a conflitti etnici e ai “cambiamenti climatici”. Da anni le Chiese cristiane nigeriane lanciano l’allarme, invocando un aiuto dall’Occidente che non è mai giunto. Qualcuno parla di “olocausto doloroso”, di “pulizia etnica”, di “genocidio” sotto lo sguardo inerte del governo, che ha abdicato alla sua primaria responsabilità di garantire la sicurezza dei cittadini.

Questa dolorosa storia di martirio riguarda in modo particolare gli Igbo, etnia delle regioni centro-meridionale e sud-orientale del paese, che avevano abbracciato il cristianesimo e i modelli culturali occidentali. Colpisce che proprio l’Occidente non intervenga a difendere i valori della libertà religiosa. Più grave è il fatto che, nel novembre 2021, il Dipartimento di Stato degli Usa abbia rimosso la Nigeria dalla sua lista di “Paesi di particolare preoccupazione” che violano sistematicamente la libertà religiosa. Il cambiamento avvenuto con l’amministrazione Biden si riflette anche in molti politici europei pronti a minimizzare la violenza diretta contro i cristiani. L’Europarlamento, infatti, ha dedicato al tema poco più di mezz’ora in una seduta svogliata tenuta a tarda ora, senza prendere nessuna decisione.

Incomprensibile e assolutamente deprecabile, poi, è il fatto che molti Stati continuano a vendere le armi alla Nigeria e ad altri paesi africani mostrando così interesse più per il commercio e il denaro che per la difesa della dignità dell’uomo, della libertà religiosa e della pace tra le varie etnie in lotta fra loro. A ragione, Papa Francesco ripete frequentemente che la vendita di armi è «un affare sporco di sangue». Senza un minimo di coscienza morale, l’Occidente può ancora dirsi democratico?

 

Forum Famiglie Puglia