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Portalecce volentieri ripropone l’articolo apparso sabato scorso su “Nuovo Quotidiano di Puglia” a firma del vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli.

 

 

 

Lo scorso 3 luglio, sul bellissimo piazzale del Santuario di Leuca, insieme allo scrittore Paolo Rumiz abbiamo trascorso una splendida serata a parlare del suo libro “Canto per Europa”1.

Tra mito, storia e attualità è ritornato il tema del rapporto tra il Mediterraneo ed Europa. Si noti che, in questo caso, Europa è senza articolo. Così ci ha invitati a chiamarla lo scrittore. Europa, infatti, non è solo un territorio, ma secondo il mito greco sarebbe il nome di una principessa fenicia che avrebbe solcato il Mediterraneo alla ricerca della libertà sul dorso di Zeus, trasformatosi per amore in un toro bianco e bellissimo.

Molteplici sono le interpretazioni storiografiche e linguistiche. Secondo l’etimo semitico, Europa deriverebbe da “ereb” e significherebbe letteralmente “occidente”; il greco antico, “euri ops”, indicherebbe “sguardo largo, occhi grandi, faccia di luna”; l’accadico “erebu” alluderebbe “all’ombra”, al luogo “dove tutto tramonta”2. Anche il Mediterraneo ha una sua identità plurale. Non per nulla lo storico britannico David Abulafia ha scritto che si tratta di «un mare dai molti nomi»3. Sarà Isidoro di Siviglia, all’interno di una ricostruzione di geografia religiosa, ad usare l’appellativo “mediterraneo” come nome proprio4, facendo quasi assurgere una superficie marina a soggetto e a personaggio storico.

Sul piano culturale, si è soliti affermare che il Mediterraneo è la culla della civiltà occidentale ed europea e il destinatario della speciale missione di essere portatore di una civiltà fondata sull’universalità dei suoi valori essenziali, tali da costituire un messaggio di verità, di ordine e di bene, valido per tutti i tempi, per tutti i popoli e per tutte le nazioni. A fondamento di questi valori, ci sarebbero tre componenti: la dimensione religiosa dei tre monoteismi, la riflessione metafisica elaborata dai greci e dagli arabi e la proposta giuridica e politica sviluppata dai romani; tre componenti che si sono fuse nell’unica cultura occidentale, con il compito storico di integrare e ordinare in sé elementi economici, sociali, religiosi, culturali e politici, e finalmente, costruire la pace. Nel suo incessante impegno per il dialogo e la pace, il 22 febbraio 1958, La Pira si rivolgeva al presidente egiziano Nasser con queste parole: «Se pacificato, il Mediterraneo può diventare, davvero, lo spazio più luminoso della terra» e rivelarsi come «l’inizio e il fondamento della pace fra tutte le nazioni del mondo».

In realtà, sul piano storico, alcuni fattori hanno rallentato o reso del tutto inefficaci questi auspici. La strisciante crisi economica, la perdurante e irrisolta questione arabo-israeliana, l’illusione di una transizione democratica rivelatasi poi una stagione di instabilità politica, economica e sociale delle cosiddette “Primavere arabe”, la drammatica diffusione dei gruppi jihadisti nei Paesi del Maghreb e non ultima la crisi migratoria hanno reso il Mediterraneo il “mare mortuum”, la “tomba della civiltà”, il luogo del “naufragio dell’umanità”.

Bisogna, tuttavia, riconoscere che, sul piano politico ed economico, a partire dagli anni ’90, l’Europa ha cercato di immaginare una politica mediterranea. Il Partenariato Euro-Mediterraneo (Pem o Processo di Barcellona), avviato nel 1995, mirava a favorire la stabilità e la crescita nel Mediterraneo e verteva sulla cooperazione politica, economica e sociale. La Politica europea di vicinato (Pev), sviluppata nel 2004, intendeva stabilire relazioni privilegiate con 16 paesi vicini dell'Unione europea. La successiva Unione Mediterranea (Um), nata nel luglio 2008 con l’obiettivo di dare nuovo vigore e respiro politico al Processo di Barcellona, è caduta nel dimenticatoio della diplomazia euro-mediterranea. Infine, Unione per il Mediterraneo (Upm) si è proposta di sviluppare forme di cooperazione e solidarietà con i paesi della sponda sud del Mediterraneo. Queste iniziative sono rimaste inefficaci e, per certi versi, velleitarie.

Recentemente si è nuovamente tornati a parlare della centralità del Mediterraneo. La crisi provocata dalla guerra in Ucraina e le conseguenti difficoltà di approvvigionamento energetico hanno riproposto il “mare nostrum” quale punto centrale strategico per le rotte dell’energia solare, come ha sottolineato, in una recente intervista, il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti5. Anche il ministro degli esteri, Luigi Di Maio, ha richiamato l’importanza del documento di “Partenariato con l’Africa”, stipulato nel dicembre 2020 nel quale si afferma che il “Continente verticale”, ossia l’interconnessione tra Europa, Mediterraneo e l’Africa, sarà il nuovo asse di una strategia multidimensionale6. In un articolo apparso su questo giornale (13 luglio 2022), Davide Tabarelli, presidente e fondatore di Ne Nomisma Energia, ha evidenziato la ritrovata centralità del Mediterraneo e del Sud Italia nei prossimi anni come punto di snodo per l’approvvigionamento del gas e dell’energia7.

La speranza è che questo nuovo interesse dell’Europa e dell’Italia per il Mediterraneo vada a buon fine non solo come una nuova possibilità per lo sviluppo economico, ma soprattutto perché, come auspicato da Giorgio La Pira, il «Mediterraneo torni ad essere quello che fu», un luogo a cui è stata assegnata «una responsabilità capitale […]: lavorare per la realizzazione simultanea di un mondo fatto a misura d’uomo da uomini fatti a misura del mondo».

1 Cfr. P. Rumiz, Canto per Europa, Feltrinelli Editore, Milano, 2021.

2 Ivi, p. 12.

3 D. Aboulafia, Il grande mare. Storia del mediterraneo, Mondandori, Milano 2012, p. 9.

4 «Iste est mediterraneus» (Isidorio di Siviglia, Etymologiae 13, 16, 1).

5 Cfr. Intervista a Giancarlo Giorgetti di Michele De Feudis, Italia centrale nel Mediterraneo per le rotte dell’energia solare, in “Gazzetta del mezzogiorno, sabato, 11 giugno 2022, p. 2. Un approfondimento del tema è proposto da Paolo Viana, Le rotte post-globalizzazione per l’Africa e il Mediterraneo, in “Avvenire”, sabato, 11 giugno 2022, p. 3.

6 Cfr. L. Di Maio, C’è il “Continente verticale” nel buon futuro dell’Italia, in “Avvenire”, domenica 12 giugno 2022, p. 3.

7 Cfr. D. Tabarelli, Energia e gas: Sud centrale nello scenario Mediterraneo, “Nuovo Quotidiano di Puglia- Lecce”, mercoledì 13 luglio 2022, pp. 1 e 27.

 

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