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Le emozioni non forniscono mai buoni consigli, neppure… ai legislatori. Le emozioni forti (come possono essere la rabbia e la paura) spingono a scegliere la via breve che non risolve il problema e genera reazioni che possono essere virulente.

In una generale condizione di disagio sociale, non ci si difende dai ladri con un colpo di pistola, né si aumenta la sicurezza rendendo più facile l’acquisto e la detenzione di armi. Basta guardare a quel che accade negli Stati Uniti. La diffusione delle armi produce molte tragedie, non giova alla sicurezza personale e trasforma la legittima difesa in una sorta di indiscriminato diritto di sparare, a prescindere.

La legittima difesa non è né un diritto né un dovere: è soltanto una straordinaria condizione di non punibilità per determinati comportamenti che non per questo perdono il loro carattere di gravità e la loro connotazione di disordine sociale. Ecco perché la legge, già oggi, descrive accuratamente le condizioni di non punibilità dettate da legittima difesa.

Ovviamente non si esclude che si possa avvertire l’esigenza di precisare meglio i fatti che possono condurre alla non punibilità; ma attenzione, purché si salvaguardino sempre due aspetti essenziali: il sacrosanto valore della persona e il principio che nessuno possa farsi giustizia da sé, perché altrimenti mettiamo in crisi la stessa convivenza sociale.

Lo stare insieme si fonda su alcune regole condivise ed apprezzate prima di tutto per i valori che esse testimoniano e poi anche per le obbligazioni che ne derivano. La civiltà vive di tutto questo. Ed allora chi viene a rubare in casa va sicuramente punito, ma secondo le regole del giusto processo. Al bambino che sbaglia, si dovrà spiegare ed insegnare; con un ceffone si farebbe molto prima, ma non lo si aiuta a crescere.

E poi, attenzione, le armi sono sempre un pericolo, anche quando sono detenute legittimamente. Nelle mani di una persona, un’arma ne altera le capacità di reazione e induce comportamenti anche imprevedibili. La storia e la cronaca ce lo dicono.

La sicurezza sociale nasce da comportamenti e condizioni positive e quindi da processi di crescita sociale di cui abbiamo urgente bisogno. Consentire con una legge che ciascuno si possa difendere da solo è una scorciatoia che inevitabilmente produrrà reazioni negative con effetti disgregativi del tessuto sociale.  

I legislatori, così come gli amministratori e gli operatori sociali, non trascurino, invece, il vasto ventaglio di situazioni per le quali l’esercizio della legittima difesa richiede una grande mobilitazione sociale: pensiamo alla difesa di chi oggi vende il proprio corpo, o alla difesa di chi oggi subisce forme di subordinazione simili alla schiavitù e pensiamo anche alla difesa da coloro che rendono facile l’accesso alla pornografia, al gioco d’azzardo e persino alla vendita delle armi. Difendiamoci da tutti costoro; e senza sparare.

 

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