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Viviamo i giorni in cui siamo chiamati al #iorestoacasa, e per tutti noi c’è il ridimensionamento di molte attività che ritenevamo essenziali, improcrastinabili.

 

 

 

Sperimentiamo una situazione completamente inedita. Oltre al dolore per le persone decedute e gli ammalati, la pandemia ha causato rilevanti danni economici, che solo col tempo sarà possibile conoscere realmente e quantificare, e ci ha costretto a limitare molta nostra laboriosità.

Offrendoci, comunque, l’opportunità di tante riflessioni, verifiche personali, arricchimento culturale, lavoro flessibile, scuola digitale, possibilità di ravvivare rapporti con altri, recupero d’interessanti progetti individuali accantonati per la consueta “mancanza di tempo”.

E promuovere maggiormente l’utilizzazione delle straordinarie potenzialità del web per una Chiesa più vicina alla gente, comunità cristiana più capace di offrire a utenti eterogenei informazione, esperienze di preghiera individuale, celebrazioni liturgiche e varie forme di condivisione spirituale.

Tantissime pratiche stanno consentendo, poi, alla Chiesa di affrontare in modo nuovo, per certi aspetti in modo proprio inaspettato, la sfida della scelta della prossimità.

Del resto, nella riunione del Consiglio permanente della Cei dello scorso gennaio, i vescovi italiani avevano parlato di “riscoprire la centralità della Parola”, poiché, “bisogna osare e scommettere sul rinnovamento… aiutare i fedeli a interpretare i segni dei tempi alla luce del Vangelo”, perché tutti i battezzati possano “sentirsi portatori di speranza evangelica di fronte alle grandi sfide”.

Sono giorni di straordinaria domanda di preghiera al Papa e a tutta la Chiesa. Per ottenere speranza e fiducia, fondate sull’idea di un Dio che da padre non abbandona i suoi figli in pericolo e che la Chiesa è vicina maternamente a chi è nella prova.

Tanti i modi, in tutta Italia, per annunciare che il Signore è con noi, come forza che ricrea e ritempra, “sistema immunitario” che chiaramente, non sostituisce e scavalca la scienza, secondo l’espressione di Papa Francesco.

In questi giorni, messaggi, liturgie, adorazioni eucaristiche, pellegrinaggi presso cappelle e edicole, suppliche dinanzi ad immagini sacre, benedizioni nelle famiglie e nelle piazze, recite del rosario, ostensione eccezionale di reliquie, sono stati proposti in tutta Italia per portare al Crocifisso-risorto le sofferenze di tutti e le invocazioni di salvezza. Autentiche “medicine dell’anima”, come titolava qualche giorno fa Avvenire.

Le celebrazioni e le devozioni presso particolari luoghi, segni di culto giunti a noi dalle tradizioni o dalla pietà popolare, costituiscono così una testimonianza dell’affidamento a Dio da parte degli avi e nello stesso tempo dell’uomo contemporaneo: pure nell’attuale società secolarizzata, Dio “viene a fare nuove tutte le cose”.

 

Forum Famiglie Puglia