Mentre #restiamoacasa, una preghiera corale s’innalza in questi giorni a Dio dal cuore della gente, di tanta gente. Preghiere con antiche formule e spontanee, recitate con l’innocente semplicità dei bambini e la maturità degli anziani, custodite nell’intimo dei singoli o proposte nelle tantissime liturgie in onda sulle reti televisive e i social.
C’è addirittura un hastag per associarsi a un gruppo, #preghiamoinsieme, e quindi condividere unitamente agli altri i diversi contributi d’invocazione al Signore.
Soprattutto per implorare la misericordia divina per i defunti, gli ammalati, i sanitari e le tantissime categorie di operatori e volontari, che stanno scrivendo meravigliose pagine di amore e dedizione.
Chiaramente, in questo momento storico, è Papa Francesco la più significativa testimonianza dell’orante.
Per credenti e non credenti è divenuto, in modo ancora più universale, il simbolo dell’umanità schiacciata dal peso del male, sommersa nella solitudine e nella precarietà della sofferenza, avvolta dal buio di una realtà che suscita apprensione e paura in tutti i cinque continenti.
In Piazza S. Pietro, nonostante la sua semplice figura al centro di un immenso spazio vuoto e buio, l’incedere un po’ barcollante, il silenzio che ha avvolto la sua persona, proprio con la sua preghiera egli ha aperto nuovi solchi per far fiorire la speranza. Una speranza difficile e ricca di mistero, fondata sul Crocifisso, segno di solidarietà umana, di sofferenza, di vittoria pasquale.
Mentre milioni di persone stanno lottando anche sacrificando importanti limitazioni delle libertà personali e delle attività socioculturali con crescenti difficoltà economiche e mentre si registra tanta afflizione nei cuori, la Chiesa orante è diventata così la voce che, raccogliendo il grido dell’umanità, eleva con fiducia a Dio, rivelatosi Padre, la supplica al suo amore misericordioso.
Divenendo sempre più messaggera di solidarietà mondiale, di un abbraccio rivolto ad ogni uomo nella riaffermazione che “nessuno può salvarsi da solo”, e che anzi, proprio in questo difficile momento, occorre dimostrare particolare impegno per le fasce più disagiate delle popolazioni.
Nella convinzione che proprio la preghiera, anima di rinnovata fraternità e alimento di responsabilità anche davanti a Dio, renderà singoli e popoli autentica famiglia umana, capace di condividere i dolori e i percorsi di bene.
Nella preghiera del Papa a “Colui che vince la morte”, si sono ritrovati assieme davanti alla tv oltre otto milioni di telespettatori, così come ogni giorno, con straordinaria creatività, dinanzi alle diverse reti televisive, alle radio locali, ai portali web religiosi come Portalecce, ai vari siti internet, si susseguono celebrazioni di messe, meditazioni e recite di rosari e momenti di preghiera, condivisioni di video di spiritualità in modo assolutamente inimmaginabile solo qualche mese fa.
La preghiera autentica continua a donare speranza.