In questo momento difficile di dolore e sofferenza, nel giorno della Santa Pasqua, viviamo tutti con la consapevolezza che l’emergenza sanitaria del Covid-19 ha piagato l’umanità nel più profondo cambiando per sempre la vita del nostro pianeta.
Abbiamo il dovere, per la sopravvivenza della nostra specie, di proteggere noi stessi e gli altri, ognuno a modo proprio, rimanendo a casa o andando a lavorare per mantenere e garantire i servizi di prima necessità.
A volte ci sembra di vivere in un incubo e al risveglio vogliamo sperare che tutto ritornerà alla normalità, al quotidiano; poi ci alziamo dal letto, apriamo le finestre per fare entrare la luce del sole e la realtà ritorna in tutta la sua drammaticità, come la pioggia battente di un temporale o la forza travolgente di uno tsumani.
Sono una farmacista, unita nel pensiero e nella lotta a tutti i colleghi che combattono in prima linea a servizio della comunità e si prendono cura dei malati che sono fuori dagli ospedali.
Indossare una mascherina e lavorare a distanza non ci permette di creare quel contatto di empatia di solidarietà, verso coloro che hanno bisogno della nostra attenzione.
Ci resta la voce, è vero, unico strumento per rassicurare al telefono o attraverso una barriera di plexigas i nostri clienti; ma a volte le parole fanno fatica a venir fuori e tradiscono le nostre paure, le nostre fragilità.
Viviamo momenti di grande sconforto e profonda stanchezza ma anche attimi di grande speranza nel constatare che molti dei nostri amici, parenti che hanno percorso la loro Via crucis, isolati in camere di terapie intensive, ce l’hanno fatta e sono ritornati nelle loro case dai loro familiari.
È così che si combatte il nemico, avanzando su cumuli di macerie, vincendo piccole battaglie passo dopo passo, animati dal coraggio e dalla buona volontà.
Arriverà il giorno della vittoria, butteremo guanti e mascherine, distruggeremo le barriere dell’isolamento, ritorneranno i sorrisi, gli abbracci, le strette di mano, le battute spiritose dei nostri clienti, le pacche sulle spalle.
Ci guarderemo negli occhi e sospirando urleremo ad alta voce “e finita!”. Ma nulla sarà più come prima! Noi non dimenticheremo mai!
Non dimenticheremo gli eroi, i feriti, i morti che hanno subìto come Cristo la corona di spine. Ed è per onorare il loro sacrificio che noi risorgeremo.
*Farmacista - Monteroni di Lecce