Domani 26 aprile festeggeremo la giornata per l'infanzia, ed in questo momento penso in modo particolare ai bambini.
Questi bambini costretti in casa, lontani dagli amici, dalle attività quotidiane che li vedevano impegnati costantemente.
Il blackout pastorale si fa sentire e dopo aver ideato la catechesi online, i brevi video che riprendono la catechesi settimanale, e poi ancora le videochiamate, per ritrovarsi come gruppi i video messaggi, i meme sul vangelo domenicale, sui social della parrocchia, e perfino un discoforum con una playlist di brani a tema, si sente il bisogno di vedersi e di parlarsi.
Il senso di comunità è proprio quello che ci viene a mancare, le persone, le famiglie, desiderano quella normalità fatta per ritrovarsi insieme e celebrare l'Eucaristia, recitare una preghiera comunitaria.
A noi parroci manca il contatto vero, manca il rapporto comunitario e la quotidianità, ci sentiamo orfani.
Poi ci sono gli anziani, alcuni infermi, chiusi in casa al di là del Coronavirus, altri smarriti, privi di quel punto di riferimento che può rappresentare il parroco,e la propria parrocchia.
Ecco allora che sentire le campane suonare è un momento di speranza così come passare davanti alla chiesa e fare un segno di croce oppure disegnare ciò che manca maggiormente.
E qui i bambini sono stati davvero straordinari... Ci hanno invaso di disegni e ciò che si legge nei messaggi è emozionante: ci mancano i volti i sorrisi e anche il "fate un attimo di silenzio".
Ci manca la nostra chiesa, ci manca alzarci presto la domenica, magari sbadigliando e borbottando.
Siamo distanti ma siamo vicini.