Le comunità cristiane sono tornate a pregare insieme, dandosi di nuovo appuntamento alla messa, non possono ancora abbracciarsi, ma incontrarsi per celebrare l'incontro con Gesù, a distanza di qualche metro uno dall'altro, e non solo più tramite smartphone tablet,e tv: una liberazione dopo un'attesa dolorosa e lunga.
L'aspetto religioso e spirituale è cruciale nella vita, come solo l'amore lo è ,ma non basta l'intimità e l'interiorità ,e neanche internet.
È fondamentale l'aspetto comunitario, la religiosità ha bisogno della fisicità. Noi preti abbiamo il compito di guidare il popolo per la vita eterna, dunque sia in tempo di guerra, povertà malattia e aggiungiamo anche in tempo di pandemia.
Che cosa avrebbe fatto Gesù? Avrebbe lasciato i poveri senza cibo? No!
Per questo durante il lockdown molti servizi caritativi diocesani e parrocchiali, non hanno mai chiuso.
Quando la disperazione spinge ad aggrapparsi a Dio, il nostro compito è di raggiungere e confortare gli infermi e coloro che hanno bisogno. I sacramenti sono fondamentali.
Dobbiamo rileggere il comandamento dell'amore: "Ama il prossimo tuo come te stesso". Abbiamo avuto in questi mesi esempi straordinari: medici, infermieri, operatori sanitari, che hanno rischiato la vita, si sono trasferiti negli alberghi, hanno lasciato le famiglie e per aiutare il prossimo ammalato molti sono caduti.
Questa generosità incondizionata, questa solidarietà concreta, non è un sentimento effimero, ma una gioia vera sia dal punto di vista religioso, spirituale e umano, come anche sociale e politico
Perché i benefici di una comunità che si ritrova per pregare, oltrepassa parrocchie oratori e si irradiano su tutta la società.