La paura, e le conseguenti norme sul distanziamento sociale, hanno reso difficile anche il lavoro di chi è impegnato nella solidarietà.
Eppure alcune testimonianze sembrano dimostrare come questo tempo, che Papa Francesco ha definito di "metànoia", abbia provocato nella nostra diocesi, come in altre nel mondo, un aumento delle braccia che si offrono al servizio degli ultimi.
Alcune mense della Caritas diocesana sono rimaste aperte e hanno ampliato gli spazi per continuare a offrire i pasti d'asporto anche se con le dovute cautele.
In coincidenza con la pandemia, sono aumentate le persone in difficoltà economica e sono arrivati i nuovi volontari.
Tantissime persone che si sono messe a disposizione della Caritas: i volontari stabili erano per la maggioranza, persone anziane che si sono dovute allontanare dalla mensa, però la carità vera non manca.
Il Coronavirus è stato una bomba sociale, per quel pezzo d'Italia soprattutto al sud, che già fatica ad arrivare a fine mese e le famiglie hanno bussato alle porte degli enti caritativi.
La fornitura di generi di prima necessità è stata possibile grazie alla Caritas diocesana, ma anche a tantissimi volontari singoli, associazioni, condomini che hanno contribuito alla raccolta di generi di prima necessità.
Le richieste sono passate dal 20 al 50%: pasti d'asporto, pacchi a domicilio, buoni spesa, oltre all'ascolto per via telematica e telefonica in modo particolare per gli anziani e gli ammalati
Ogni piccolo gesto dell'uomo nei confronti del prossimo e ogni atto di solidarietà è un piccolo fiore che germoglia.
I frutti di questa primavera sono le innumerevoli persone che si sono prodigate e continuano a farlo, per cercare di rendere meno difficile questo periodo.
La pandemia ha fatto emergere qual è l'importanza del volontariato nella società odierna: una componente fondamentale insostituibile del sistema sociale contemporaneo.