“La gioia della Pasqua di resurrezione inondi di bellezza la vostra vita. Ma soprattutto vi conceda la pace: il primo regalo del sepolcro vuoto destinato a tutti i cuori induriti dalla smania di potere e di sopraffazione che conduce alla divisione e ai conflitti tra gli uomini e tra i popoli”.
Inizia così il messaggio (LEGGI IL TESTO INTEGRALE) che l’arcivescovo Michele Seccia ha inviato alla comunità diocesana per questa Pasqua che contemporaneamente segna i primi barlumi di una tanto attesa uscita dalla pandemia ma che purtroppo registra ogni giorno di più un’escalation di orrori provenienti dal fronte di guerra in Ucraina e la conseguente fuga di migliaia di donne bambini, alcuni di loro accolti anche dalla Caritas diocesana attraverso le parrocchie e le famiglie.
E alla pace e alla fratellanza va il suo primo pensiero nel messaggio pasquale: “È dono della Pasqua la pace, di questa Pasqua - scrive Seccia. Perché il Padre, ancora una volta, nel suo Figlio morto e risorto ‘ha fatto nuove tutte le cose’, cioè le ha rese ancor più belle, di una bellezza trasfigurata dalla luce pasquale. E, sempre nel suo Figlio morto e risorto, il Padre ha ‘riconciliato il mondo a sé’: ha definitivamente fatto pace con l’umanità spalancando per sempre le porte alla fratellanza senza frontiere”.
E poi la gratitudine per l’ennesima prova di generosità nell’aprire le case ai profughi terrorizzati dai bombardamenti: “mi commuove, mi appassiona e sono davvero grato alle nostre famiglie, alle comunità parrocchiali, alle associazioni di volontariato che quest’anno faranno Pasqua con donne e bambini che sono scappati dall’Ucraina e dalla paura della guerra”.
Infine, l’invito a fare il passaggio decisivo di Pasqua: “Il Risorto è in mezzo a noi e ci prende per mano per compiere un salto decisivo: il passaggio da una vita mediocre ad un’esistenza misericordiosa. Dalle connessioni superficiali a cui spesso siamo abituati per via di una realtà virtuale che ogni giorno, sempre di più, logora la genuinità degli abbracci tra le persone, alla freschezza delle relazioni vere, fondate sull’amore”.
Poi una proposta nuova in tema di carità: “Il mio invito alla carità, quest’anno, vuole toccare anche la vita, quasi anonima, di ogni giorno - scrive l’arcivescovo: facciamo più attenzione specialmente verso quei ‘poveri’ che non riconosciamo come bisognosi di elemosine, di quelle monete, cioè, per noi spesso superflue, regalate “senza guardare negli occhi chi ce le chiede”, azioni capaci soltanto di mettere la coscienza a tacere. Cerchiamo, invece, con il nostro sguardo profondo, anche quei ‘poveri’ che attraversano le nostre giornate frenetiche, senza fare rumore e senza chiedere nulla ma, che con il loro silenzio tendono la mano per domandare ascolto, compagnia, tempo per loro. È povertà anche quella”.
Infine, gli auguri a tutti e a ciascuno: “il Signore della speranza, restituisca fiducia agli ammalati e a chi è solo e dimenticato; raggiunga - insieme con l’affetto del vescovo - gli amici detenuti di Borgo San Nicola; e risplenda nelle vostre famiglie perché intorno alla tavola domestica, nelle vostre case, possiate rivivere il dono straordinario della mensa eucaristica, mensa di servizio vicendevole, mensa di fraternità e di pace, mensa di Pasqua di resurrezione”.