Due sorprese ieri mattina alla Grotta di Massabielle a Lourdes dove l’arcivescovo Michele Seccia si trova in questi giorni in pellegrinaggio.
Prima di tutto la messa in italiano che egli ha presieduto con tanti sacerdoti concelebranti, tra cui il “nostro” Padre Saverio Zampa, missionario Omi, e una folla di pellegrini, soprattutto ammalati e trasmessa in diretta da Portalecce (GUARDA). Durante l’omelia Seccia ha ricordato come il pellegrinaggio per essere autentico passo di conversione “dev’essere esperienza di presa di coscienza, di riscoperta della nostra identità cristiana, di rinnovato impegno. Solo così il nostro pellegrinaggio non sarà stato un viaggio inutile”.
“‘Non i sani hanno bisogno del medico ma i malati’ - ha aggiunto citando il vangelo -: Qualcuno potrà dire ‘ma io non sono malao’. Non è vero. Davanti a Dio siamo tutti un po’ ammalati. Questo pellegrinaggio sia per ciascuno di noi l’occasione per scoprire qual è la nostra vera ‘malattia’ e per approfittare del dono gratuito della misericordia di Dio attraverso il sacramento del perdono”.
“Maria ci guidi nel nostro personale cammino di conversione - ha concluso -. Torniamo nelle nostre case con una promessa alla Madonna: portare la preghiera nelle nostre famiglie, nelle nostre comitive e anche nel nostro ambiente di lavoro”.
Dopo la messa, l’altra sorpresa. Com’è solito fare l’arcivescovo Seccia, prima di rientrare in sacrestia si ferma a salutare i presenti. In questi giorni a Lourdes si svolge il “Lourdes Cancer Espérance” un pellegrinaggio che, per cinque giorni, permette di ricaricare le batterie, pregare e testimoniare la propria fede. Il pellegrinaggio è rivolto a tutte le persone colpite dalla malattia, colpite personalmente o attraverso la storia di una persona cara. Sono circa seimila persone da ogni parte del mondo, generalmente malati oncologici e loro familiari. Tra loro a messa c’erano anche i bambini dell’ospedale oncologico di Napoli. Con loro Seccia si è intrattenuto di più, accarezzandoli, portando una parola di conforto ai genitori e benedicendoli tutti con affetto fraterno.