Portalecce pubblica gli indirizzi di saluto che l’arcivescovo Michele Seccia ha rivolto al card. Matteo Zuppi all’inizio dei due appuntamenti vissuti ieri dalla Chiesa di Lecce. Il primo nella chiesa di Sant’Irene in un incontro con la città dal titolo “Tra diluvio e arcobaleno: don Tonino e l’impegno per la pace”. Il secondo in cattedrale all’inizio della messa.
A SANT'IRENE
Eminenza, è con viva commozione e immensa gratitudine, che la Chiesa di Lecce le dà il benvenuto, in questa giornata che rimarrà impressa nel cuore e nella mente di tutti noi e di quanti vivono nella bellissima terra del Salento e conservano il ricordo del caro don Tonino.
Oggi ci onora della sua presenza, nata dalla feconda sinergia con la “Fondazione don Tonino Bello” e dal forte desiderio di ricordare il Vescovo della pace, nel trentennale della morte. Abbiamo voluto farlo anche qui a Lecce dove le tracce del suo passaggio spirituale e profetico sono riecheggiate attraverso la testimonianza e il ministero episcopale di mons. Michele Mincuzzi che era stato pastore della diocesi nativa di don Tonino, a Ugento-Santa Maria di Leuca, e poi, da Arcivescovo di Lecce, nel 1982 lo consacrò vescovo della Chiesa di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi.
Inoltre, quando nel 2017 i vescovi del Salento lavorarono al nascente Istituto superiore di scienze religiose metropolitano, che ha sede in Lecce, furono unanimi nella scelta di intitolarlo proprio a don Tonino Bello.
Per questi motivi ho voluto che, a ricordo di questa giornata speciale per la nostra Chiesa, venissero pubblicati e diffusi alcuni testi di don Tonino e don Michele Mincuzzi che io personalmente ho voluto interpretare come un amabile scambio epistolare tra due profeti: uno all’apice del ministero episcopale (Mincuzzi) e l’altro (don Tonino), ancora prete nel Capo di Leuca ma, già in cammino verso quella santità a cui noi oggi guardiamo con profonda ammirazione e che tanto vorremmo imitare.
Tonino Bello ha lasciato tracce profonde della sua fede, della sua intelligenza, della sua umanità in ogni luogo nel quale ha trascorso un periodo, breve o lungo della sua vita, nel Salento, in terra di Bari, e anche nella sua Bologna, eminenza!
A Bologna egli trascorse anni importantissimi per la sua formazione di uomo e di sacerdote; a Bologna maturò le scelte fondamentali per la sua vocazione; lì conobbe il compianto mons. Bettazzi; a Bologna, grazie soprattutto al cardinal Lercaro, prese coscienza di essere un uomo di pace, studiò la nonviolenza e ne scoprì la radice evangelica.
Da Bologna ebbe tanto e tanto diede: degli anni passati li, don Tonino ha sempre conservato un ricordo denso di nostalgia.
Il suo padre spirituale, Mons. Cremonini, così scriveva alla cara mamma di don Tonino il 6 dicembre 1957 annunciandole l’ordinazione sacerdotale del figlio: "Nella festa a noi tanto cara della Immacolata Regina del cielo e della terra, sarà conferita una dignità divina e il potere di dispensare alle anime dei fedeli gli ineffabili doni della grazia al suo egregio e amabile figliolo, dotato di speciali doti di mente e di cuore, ornamento del nostro seminario".
Siamo orgogliosi di tutto questo: e ne rendiamo lode a Dio.
Oggi a distanza di trent’anni dalla sua morte, la Chiesa e tutti noi riconosciamo la sua santità. Riconosciamo in don Tonino un innamorato di Cristo, un innamorato di Maria, un testimone del vangelo della pace. Quella pace di cui oggi abbiamo tanto bisogno e per la quale Papa Francesco e lei, eminenza - che stasera ce lo rappresenta - tanto state pregando e operando.
Anche di questo le diciamo grazie: porteremo per sempre con noi il ricordo di questo giorno che avrà nella celebrazione eucaristica - che fra poco vivremo in cattedrale – il suo culmine e il suo compimento.
NELLA CHIESA CATTEDRALE
Eminenze reverendissime, cari confratelli nell’episcopato, miei presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, autorità civili e militari, e tutti voi che siete qui convenuti. Benvenuti nella chiesa cattedrale!
Siamo qui, come ultimo atto posto a sigillo di questa giornata, a vivere insieme l’Eucaristia, in questo luogo, grembo della Chiesa, fecondato dal sangue dei martiri Oronzo, Giusto e Fortunato, che quasi 2000 anni fa, hanno portato in questa terra la Parola forte e tenera del Vangelo.
Carissimi, in questo giorno di grazia, si sono spese molte parole per il nostro don Tonino. Lui che ha cantato l’infinitamente grande che si fa bambino nell’infinitamente piccolo, probabilmente non ne sarebbe contento. Se la giornata di oggi fosse solo il palcoscenico delle parole, probabilmente non avremmo capito molto della Parola. Per questo, da qui vi è la necessità di ripartire in maniera nuova, incoraggiati dall’esempio dei santi, perché l’esperienza Sinodale che anche la nostra chiesa particolare sta vivendo, non sia inteso come semplice strumento tecnico ma come attitudine, come presenza illuminata e illuminante, come modo unico per camminare.
Eminenza, questa sera devo strapparle una promessa davanti a Dio, ci porti nelle sue preghiere, porti con sé il ricordo di questa terra e dei suoi abitanti di buona volontà, porti con sé il ricordo dei nostri ulivi feriti, che gridano l’urgenza di essere costruttori di pace in un tempo in cui è più facile distruggere che costruire.
Porti con sé, in quest’ideale bisaccia, il colore azzurro del nostro mare, che troppe volte si è macchiato di rosso, del sangue innocente - come quello di Cristo - di coloro che non sono riusciti a trovare un porto sicuro dove custodire e far crescere i propri sogni.
Porti con sé il calore del nostro sole, che illumina le giornate e dona la vita, porti a Dio soprattutto coloro che non riescono a vedere l’aurora, chi di noi si sente sconfitto e da buttare. Preghi per famiglie in difficoltà, per i nostri giovani, per gli anziani, gli ammalati, per chi si sente solo, per i detenuti di Borgo San Nicola, e per tutti gli sfiduciati affinché scelgano la speranza anche quando la paura avrebbe argomenti migliori.
Noi, pregheremo per lei, per il suo servizio alle Chiese d’Italia, per la Chiesa particolare che serve con amore, per la missione di pace che Papa Francesco le ha affidato, contando sull’intercessione di don Tonino, nostro amico e venerabile fratello.
Nonostante le avversità del tempo meteorologico e i temporali che ci portiamo dentro: sia per noi la primavera! Da questa sera, come in quell’ultima sera, ci rimettiamo in cammino, certi, che le nuvole, non possono annientare il Sole.