L’alleluia pasquale di questi giorni è l’espressione gioiosa dell’esperienza liberante e festosa della fede. La Lettera Pastorale di mons. Michele Seccia indica, citando Papa Francesco, alcuni riferimenti fondamentali del mistero della salvezza.
“La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che incontrano Gesù Cristo. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento” (n. 1).
L’Arcivescovo delinea, pertanto, battezzati, corroborati dalla forza divina: preparati, entusiasti, molto gioiosi. Nonostante i limiti e gli errori. Per questo, egli cita una preghiera di Madaleine Delbhrêl: “Nella ressa confusa senza volto, fa’ che passi la nostra gioia raccolta, più risonante delle grida degli strilloni di giornali, più invadente della stessa tristezza stagnante della massa”.
Necessario, allora, riconoscere l’“importanza del primato di Dio sul nostro agire pastorale” (n. 4).
Tra gli assilli e i momenti di festa, le afflizioni e i sogni della vita quotidianità, il discepolo di Gesù, al di là delle carenze proprie e della comunità cristiana, apprende e sperimenta il grande valore e la progressiva affermazione dell’Amore rivelato in Cristo e realizzato concretamente nelle vicende quotidiane mediante l’azione della Chiesa.
Il presule stimola a osare con sapienza nella vita pastorale. La fede ha come riferimento non solo ciò che si sperimenta, ma come esplicitava il titolo di un noto libro di Carlo Carretto ‘ “Al di là delle cose”. Anzi la nostra religiosità deve cercare oltre la concretezza, i legami alle tradizioni, le semplici abitudini che magari non sono più significativi nella cultura dell’uomo d’oggi. “Abbiamo il potere di cambiare! E allora risolleviamoci e alziamo il capo, fissiamo il nostro sguardo su Gesù, mettiamo il nostro capo sul suo petto e ascoltiamo ciò che vuole sussurrare al nostro cuore”, sostiene, pertanto, nella Conclusione (n. 80).
La luminosa spiritualità del “nostro sguardo su Gesù”, del “nostro capo sul suo petto”, dell’ascolto di “ciò che vuole sussurrare al nostro cuore” ravviverà la nostra “conversione pastorale” (ibidem).
Autentico frutto memoriale degli eventi pasquali.