Risuonano ancora le parole e l’invito dell’arcivescovo Michele Seccia nell’omelia della Veglia Pasquale la notte del Sabato Santo aspettando l’aurora della domenica di Pasqua.
Un racconto per immagini e parole quello che propone Portalecce nel giorno di Pasquetta affinché - come ha ribadito l’arcivescovo – l’annuncio della risurrezione non diventi soltanto un insieme di riti che prolungano la tradizione ma esperienza esistenziale da vivere ogni giorno.
“Nell’annunciare la sua risurrezione - si è chiesto Seccia - come risposta alla nostra gioia, alla nostra speranza, alla nostra vita dovremmo chiederci: qual è il masso che blocca lo slancio, la testimonianza e l’annuncio della risurrezione, cioè della vita nuova? Perché questa è la Pasqua: il nostro passaggio dalla morte alla vita, dal buio alla luce, dall’uomo vecchio all’uomo nuovo”.
“Dio - ha spiegato - in questa Pasqua ha preparato per noi quel disegno e quell’azione di liberazione, di riscatto e di perdono dei nostri errori e delle nostre chiusure alla sua grazia; si tratta di quelle esperienze di peccato che impediscono al masso che ci tiene chiusi nel sepolcro di rotolare e farci uscire fuori rinnovati. E ognuno di noi sa qual è il ‘suo’ masso: quella pietra che chiude il sepolcro deve essere ribaltata”.