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René Voillome, superiore generale dei Piccoli Fratelli del Vangelo, in un suo famoso libro degli anni ’70, intitolato “Come loro”, scrive: “non è il ministero sacerdotale a determinare il rapporto con gli altri, ma è il rapporto con gli altri che determina il ministero sacerdotale”.

Può sembrare un’affermazione troppo categorica e di matrice sociologica più che teologica. In fondo in questa affermazione vi è una profonda verità: il ministero sacerdotale nasce e si svolge tutto nell’ambito delle relazioni umane, non fuori, né al di sopra di esse.
Il documento del Concilio Presbyterorum ordinis al n. 6 afferma che i presbiteri sono chiamati ad educare gli uomini alla maturità cristiana. Ora il compito di guide viene da essi esercitato nello spirito del servizio. Sono guide, presiedono, ma in veste di servi. La Pastores dabo vobis aggiunge al n. 15: chiamati a prolungare la presenza di Cristo in mezzo ai fedeli, facendosi quasi sua trasparenza.
Mi piace racchiudere in queste parole e soprattutto nell’immagine del prete come trasparenza di Cristo, la persona e il ministero sacerdotale di mons. Michele Seccia, ministero sacerdotale che dal 1997 è continuato nella pienezza dell’Ordine sacro.
Mons. Seccia, prima vescovo di San Severo, poi di Teramo e da due anni arcivescovo metropolita di Lecce, continua a vivere con profondo gusto spirituale il suo sacerdozio, a porsi come fratello tra fratelli nel presbiterio, a esortarci come nostro vescovo e padre a vivere fino in fondo il nostro sacerdozio, a fondare quotidianamente tutto il ministero nella centralità eucaristica.
Ci edifica sentire dalla bocca del nostro vescovo quanta gioia egli provi ad essere prete, prima ancora che vescovo, una gioia contagiosa, che noi possiamo condividere con i nostri fedeli condividendo da preti la gioia di essere con loro anzitutto cristiani, battezzati.
Da questo punto di vista il ministero che il Signore ha affidato al nostro vescovo e a noi come presbiteri della Chiesa di Lecce, nella misura in cui si manifesta come servizio, diventa anche gioia di condivisione della radice, il battesimo, che alimenta tutta la vita cristiana in tutte le sue espressioni.
Ci rendiamo conto allora, in barba a ogni tentazione di carrierismo ecclesiastico, che quello che più conta non è una posizione che si occupa nella Chiesa ma come si vive e si condivide la gioia di essere tutti discepoli dell’unico Maestro.
Questa gioia Mons. Seccia desidera condividere con tutti noi presbiteri e comunità diocesana.
Nel 42° anniversario della sua ordinazione sacerdotale tanti auguri carissimo padre e fratello. Nell’affetto e nella preghiera ci uniamo al suo grazie al Signore.

*Vicario generale dell’arcidiocesi di Lecce

 

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