Il debole sole di metà gennaio, riscalda il folto pubblico di pellegrini e di fedeli, non solo novolesi, accorsi da casa nella piazza dedicata al santo patrono, Sant’Antonio Abate, sotto lo sguardo del simulacro dall’alto del sagrato del santuario, per assistere alla concelebrazione eucaristica.
A presiederla l’arcivescovo metropolita Michele Seccia con la partecipazione dei concelebranti: il parroco don Luigi Lezzi, i passionisti Padre Maurizio Cino (che ha predicato il novenario), Padre Antonio Curto e Padre Luca Fracasso (superiore del locale convento), dei sacerdoti diocesani don Stefano Spedicato (arciprete parroco di Novoli), mons. Cosimo Vetrugno, don Carmelo Simmini, don Franco Frassanito. Ha assistito all’altare anche il diacono frate minore, fra Antonio Mattia.
Oggi è la festa di Sant’Antonio Abate, la ricorrenza tanto attesa e che, da un anno con l’altro, è occasione per rincontrarsi, per partecipare la gioia di esserci e di godere di una pausa di serenità spirituale, commemorando la figura e l’opera del monaco taumaturgo; di quell’eremita d’origine egizia dal volto olivastro, proprio come quello dei tanti immigrati che – attraversando il mare della paura e della morte – fuggono dagli orrori della guerra per raggiungere le sponde sicure d’Italia e d’Europa.
«Un santo - ha ricordato, nelle parole d’ingresso, l’arcivescovo - che si è ritirato nel deserto alla ricerca di un nuovo modello di vita, un esempio e una speranza per noi che ci aiuti a superare le difficoltà della vita. Proprio quel passo del Vangelo (Mc 10,16-30): “Va’, vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi”, così com’è difficile, fu determinante per la scelta di Antonio, sia un modello da imitare interiorizzando la sua parola in ognuno di noi».
«Dobbiamo cercare di immedesimarci nello stato d’animo di Antonio - ha affermato poi Seccia nell’omelia - dopo aver rinunciato a tutti gli agi familiari, dopo aver fatto un atto di giustizia sociale, prima di carità verso la sorella rendendola autonoma e sempre alla luce della Parola di Dio. Il suo insegnamento ci indica come vivere oggi la nostra fede, quale deve esser il rapporto con Dio. Il riferimento - ha continuato, tra l’altro, il presule - è Gesù, la divinità umana rivelata, la sua grandezza, la sua bellezza. E il periodo natalizio, poi non così lontano, ci ricordi e faccia vivere in noi il Dio che si fa uomo perché l’uomo non dimentichi di essere salvato da Lui. Predisponiamoci ad accogliere sempre il messaggio del Vangelo, convinti di questa vocazione che ci renderà tutti santi».
Tra le autorità intervenute, il sindaco Marco De Luca, il sindaco baby Francesco Spagnolo, il presidente del consiglio comunale Simona Rizzo e diversi componenti l’assemblea dei consiglieri comunali; il presidente del Comitato festa e della Pro loco, Fernando D’Agostino, insieme con i tanti volontari che hanno collaborato alla costruzione della fòcara.
I canti sono stati eseguiti dalla schola cantorum del santuario, diretta da Anna Maria Ricciato.
Foto di Marco Nitto.