Michele Seccia dal 1997 è vescovo. Ha cominciato ad avere sulle spalle la grande responsabilità di essere pastore di una diocesi (prima San Severo, poi Teramo-Atri e ora Lecce) molto giovane di età ma già ricco di tanta esperienza pastorale e soprattutto di interiorità.
È sufficiente parlare solo pochi minuti con lui per accorgersi che il suo cuore è “un torrente di vita spirituale” ma anche un fratello e un padre per tutti.
Egli stesso ama ripetere (lui dice fino alla noia) che ha fondato tutta la sua vita di sacerdote e poi di vescovo sulla centralità eucaristica, sulla quotidianità eucaristica che non si manifesta solo nella celebrazione quotidiana dell’eucaristia ma nel vivere quotidianamente gli effetti di quella celebrazione. In altri termini la centralità eucaristica come anima, respiro dell’agire pastorale, un agire che non può che essere animato dall’amore stesso del servizio fino al dono della propria vita.
Nel lontano 1979 uscì un libretto del card. Michele Pellegrino, arcivescovo di Torino, dal titolo: Quale pastorale?, dove con disarmante semplicità e incisività veniva indicata la carità quale principio ispiratore di tutta l’attività pastorale della Chiesa. L’illustre presule, per provare la validità di tale principio, si è affidato al commento patristico della pericope di Gv 21, 15-19, dove Gesù dialoga con Pietro e per tre volte gli chiede: mi ami tu più di costoro? La risposta di Gesù al sì di Pietro: pasci le mie pecore, secondo numerosi Padri della Chiesa è il segno che il ministero del pastore d’anime è l’espressione più grande di amore che il Signore chiede da coloro che sono chiamati a guidare le comunità. Nella persona di Pietro sono raffigurati tutti i pastori buoni, cioè, mossi dall’amore per Cristo e non nella ricerca del proprio interesse. Gli stessi fedeli devono sempre ricordarsi che appartengono unicamente a Cristo.
Noi presbiteri siamo testimoni di quante volte il nostro vescovo ricorda che il nostro ministero, e quindi la nostra prova di amore a Cristo, consiste nel seminare, irrigare, ma solo a Dio spetta il far crescere.
Nel giorno anniversario della tua ordinazione episcopale, auguri carissimo padre, auguri da parte di tutti noi tuoi presbiteri e primi collaboratori della tua gioia ma anche delle tue fatiche.
Insieme con te, caro padre e pastore, insieme con tutta la Chiesa di Lecce, vogliamo “ripartire” nel segno della essenzialità, della vicinanza alle nostre comunità, della conversione pastorale.
*vicario generale