Raccontare i simboli e i misteri custoditi in uno dei più complessi e significativi monumenti del Mezzogiorno d’Italia. Farlo attraverso la luce, la musica, le parole in un percorso di scoperta e suggestioni.
Sono questi gli obiettivi de “I Misteri di Santa Croce” un progetto, ideato da Artwork per conto della diocesi, nella basilica barocca e che arricchisce l’offerta culturale della città. Ieri sera l’anteprima dell’esperienza originale riservata alle autorità e agli operatori dell’informazione.
“Tra le idee nate durante i mesi più difficili a causa della pandemia - ha dichiarato ieri sera alla presentazione riservata, agli ospiti esclusivi dell’arcivescovo Michele Seccia, il presidente di Artwork, Paolo Babbo - vi è quella de ‘I Misteri di Santa Croce’, un’installazione artistica che prevede una fruizione innovativa della basilica attraverso un programma di presentazione multisensoriale, con l’utilizzo dell’impianto domotico di illuminazione interna della basilica, recentemente riallestito, ampliato e digitalizzato, coniugando architettura, arte, storia, musica e tecnologia. Abbiamo voluto offrire ai visitatori un percorso innovativo di visita e scoperta della chiesa più ammirata della regione, partendo proprio dai simboli custoditi nei numerosi elementi decorativi che la caratterizzano”.
Gli ospiti rimasti in basilica a porte chiuse dopo le 21, il consueto orario di apertura ai turisti, a luci spente, hanno potuto “contemplare”, illuminati dalla fioca luce esterna, le cappelle, i quadri, i soffitti, la croce, la cupola, i visitatori entreranno nel mondo di Celestino V, che rinunciò ad essere Papa per vivere da eremita. Questa chiesa è legata proprio al suo percorso spirituale; l’Ordine dei Celestini, infatti, nella costruzione della basilica intitolata alla Santa Croce ha inserito una serie di simboli legati a se stessa e alla figura del pontefice.
La musica e la luce hanno accompagnato in esclusiva i “fortunati” visitatori nella scoperta della lotta che ha combattuto Celestino V nel momento in cui decise di rinunciare al ministero petrino, pur di raggiungere il candore e la purezza della Celeste Gerusalemme.
A partire dal fonte battesimale, situato nella cappella di San Pier Celestino, sono sette gli elementi illuminati e musicati in un percorso di ricerca e scoperta: i gigli stilizzati sulle chiavi di volta del transetto e sui capitelli, la scena della liberazione dai demoni di un’ossessa nell’altare di San Francesco di Paola, capolavoro del barocco scolpito da Francesco Antonio Zimbalo, dove nell’intercolunnio sono scolpiti dodici episodi della vita del santo. E poi la tela di San Francesco di Paola, dipinta da Alessandro Calabrese, la figura di Melchisedek, predecessore di Davide, anticipatore del Cristo, oltre che re e sacerdote di Salem che appare scolpita su un capitello del transetto, la tavola della Trinità, capolavoro di Gianserio Strafella da Copertino, realizzato nella prima metà del Cinquecento e infine la reliquia della croce, nella seicentesca cappella delle reliquie realizzata dallo scultore Cesare Penna.
"C’è da rimanere a bocca aperta - ha detto l’arcivescovo al termine del percorso ringraziando gli intervenuti - nell’ammirare il genio umano che, quando si ispira al divino, è capace di sfiorare il sublime. Ringrazio ArtWork per questo nuovo ‘regalo’ che fa alla nostra Chiesa, alla nostra Lecce e a chi ci viene a trovare tutto l’anno per conoscere una città e un territorio che meritano davvero di rimanere in pianta stabile nei circuiti più ricercati dal turismo culturale”.
“Al buio - ha concluso Seccia - grazie a pochi e delicati raggi di luce, l’arte diventa vera, si tocca con gli occhi ed avvicina il cuore a Dio. Il mio invito a prenotare il percorso è rivolto prima di tutto ai Leccesi e poi ai visitatori forestieri: scopriranno in Santa Croce ‘misteri’ e tesori che altrimenti non avrebbero mai ammirato”.
Racconto per immagini di Arturo Caprioli