Celebrare l’anniversario di ordinazione sacerdotale del nostro vescovo è come festeggiare l’anniversario di sacerdozio di ogni presbitero della nostra diocesi, da quello più longevo all’ultimo, don Antonio De Nanni, consacrato da meno di una settimana.
La gioia del vescovo di essere sacerdote di Cristo e della Chiesa è la nostra gioia di presbiteri di essere tali, grazie al suo ministero e a quello dei suoi predecessori e dei suoi successori. Insomma, la festa di ordinazione del vescovo è festa del sacerdozio dell’intero presbiterio.
Un intreccio di comunione sacramentale che deve esprimersi in un allargare gli spazi di comunione del presbiterio in ogni ambito della vita pastorale.
La Chiesa universale, nella persona di Papa Francesco, chiede a tutte le Chiese locali di esplicitare la comunione sacramentale in comunione pastorale e in condivisione attraverso il coraggioso progetto di un cammino sinodale, che man mano nel suo svolgersi dovrà coinvolgere il maggior numero possibile di fedeli ma anche di persone appartenenti ad altre confessioni cristiane, ad altre religioni e ai non credenti.
Il metodo della sinodalità è stato, da subito, accolto e messo in atto dal nostro vescovo. A dire il vero, egli esprime tale metodo con grande disinvoltura, nella quotidianità, sin da quando è venuto in mezzo a noi.
Se per sinodalità dobbiamo intendere quello che l’etimologia della parola indica, allora dobbiamo provare a camminare insieme guardando in avanti. La sinodalità non può essere funzionale agli obiettivi da raggiungere ma è essa stessa l’obiettivo permanente attraverso cui si possono raggiungere anche altri obiettivi. E questo il nostro pastore ce lo sta inculcando in tutte le tonalità: dal modo quotidiano di vivere la celebrazione dell’eucaristia, da come impostare i rapporti di fraternità fra noi presbiteri, da come ascoltare le persone anche quelle che fanno fatica ad accettare le disposizioni canoniche. Quante volte egli ha precisato che la comunione non è opera nostra ma dono-grazia divina. Dunque, la comunione non può mai essere funzionale a qualche altro anche se nobile obiettivo, così come la celebrazione dell’eucaristia non può essere funzionale all’inaugurazione di un campo di calcio o per qualsiasi altro motivo che non sia il celebrare la comunione della Chiesa terrena con la Chiesa celeste. Al contrario, tutti gli altri obiettivi devono avere sempre un fondamento e una finalità eucaristica. Ed è importante che questo stile sinodale non sia patrimonio di qualche prete volenteroso ma un vero e proprio contagio collettivo.
Su questa base, con l’aiuto di Dio, abbiamo cominciato a muovere i primi passi del cammino sinodale, dandoci gli strumenti necessari a livello diocesano prima e poi a livello parrocchiale.
L’augurio più bello che l’arcivescovo può ricevere oggi da noi presbiterio e proprio quello di camminare insieme con lui allargando gli spazi della comunione e della condivisione.
*vicario generale