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Si concludono stasera gli eventi voluti dalla diocesi di Lecce per il XXV anniversario di episcopato dell’arcivescovo Michele Seccia: alle 17, presso l’aula magna del Centro mediterraneo di pastorale e di cultura “Giovanni Paolo II” (ex nuovo seminario), verrà presentato il volume pubblicato in suo onore dal titolo Adiutor gaudi vestri.

 

 

Nel volume si è voluto raccogliere l'intero corpus delle lettere pastorali che mons. Seccia ha indirizzato alle tre diocesi, alle quali è stato inviato dal Successore di Pietro: le diocesi di San Severo, di Teramo-Atri e di Lecce, in quest'ultima è pastore da 5 anni. Non entro nel merito di questi scritti, dettati da eventi che la Chiesa universale ha vissuto ma anche da necessità pastorali locali. Mi piace assimilare le lettere pastorali dei vescovi a degli affreschi dove i contorni di un paesaggio ben circoscritto sono dipinti con i colori dell'arcobaleno; il quotidiano di una Chiesa locale attraversato dal bimillenario vissuto della Chiesa e sempre illuminato dalla lampada dell'Agnello.

Le 14 lettere pastorali di mons. Seccia abbracciano un arco di tempo di ben 22 anni: dal 1998 alle porte dell'Anno Santo al 2020 in piena pandemia.

Questo corpus di lettere ci consegna anzitutto la figura di un pastore solerte, appassionato, vigile e accogliente, che interagisce con la Chiesa sua sposa con tenerezza e tanta umiltà. Un pastore che si inserisce nel solco tracciato dal suo predecessore e, senza nulla disperdere dell'esistente, invita le comunità a guardare avanti, ben consapevole che ciò che è davanti a noi è già dentro la vita della Chiesa, dentro la liturgia, dentro il magistero, dentro i bisogni della gente e dentro una lettura provvidenziale degli eventi.

Le testimonianze riportate in apertura del volume sono la prova che l'assenza nelle prime due diocesi, ormai da diversi anni, diventa presenza permanente quando il ministero pastorale è servizio quotidiano, espressione di una umanità che si consegna con fiducia e con amore all'azione della grazia divina, diventando così icona vivente del Deus humilis nelle vesti del pastore premuroso e infaticabile, come è stato ed è il vescovo Michele.

La Chiesa di Lecce rende grazie a Dio creatore per il dono della vita del suo pastore, che ormai fa parte della nostra stessa vita, della nostra stessa storia. A intrecciare la vita del pastore con quella delle comunità a lui affidate concorre anche il fatto che mons. Seccia ama raccontare episodi della sua esistenza, anche della sua infanzia, ricordando le persone, a cominciare dai suoi genitori, che hanno contribuito alla sua maturazione umana e cristiana. Ci siamo accorti che lo fa spesso e volentieri, in pubblico e in privato. Ed è bello sentire i suoi racconti, come fa un papà con i suoi figli, racconti che ci aiutano a rimanere ben ancorati alle nostre radici, che fanno della memoria non un deposito ma un vivaio. Quando egli ricorda episodi della sua vita, anche di sofferenza, lo fa sempre con gli occhi che brillano di luce. C'è da pensare allora se quello che ricordiamo sta alle nostre spalle oppure i nostri ricordi sono sempre davanti a noi, sono, in un certo senso, come una guida.

 

*vicario generale

 

 

 

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