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I PASTORI
Tra i personaggi della natività presentati da Luca figurano i pastori, poveri senza fissa dimora, biasimati dai rabbini per la loro ignoranza della Legge e per il loro stato permanente di impurità legale a motivo del continuo contatto con gli animali.

Secondo numerosi esegeti, essi rappresentano il popolo messianico, costituito per lo più dalle classi sociali più umili e disprezzate. I pastori sono, infatti, i primi destinatari dell’annuncio della nascita di Gesù: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2,10-11). Come il pastore Davide, dimenticato persino da suo padre al momento della scelta di Samuele, così i pastori, dimenticati da sacerdoti e governanti, sono i primi del popolo di Dio. Essi sanno scoprire il Salvatore in un “bambino, adagiato nella mangiatoia” (Lc 2,16) e diventano i primi missionari: “E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro” (Lc 2,17).

LA STELLA
Un elemento singolare presente nel presepe di Matteo è la stella che dall’Oriente ha guidato i magi al luogo dove si trovava Maria con il bambino Gesù (Mt 2,9). Questa stella, invano identificata da Keplero con una “nova” o “supernova” oppure da altri associata alla triplice apparizione della cometa di Halley (avvenuta però nel 12/11 a.C.) o alla congiuntura di Giove con Saturno (verificatasi nel 7 a.C.), ha chiaramente un significato simbolico. Il riferimento classico è al celebre quarto oracolo di Balaam, un profeta pagano proveniente pure lui dall’Oriente, che dichiara riguardo a Israele: “Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele” (Nm 24,17). È noto che questo testo, storicamente riferito al re Davide, è stato letto dalla tradizione successiva in chiave messianica, come attestano anche gli scritti di Qumran. Lo stesso Gesù nell’Apocalisse proclama di se stesso: “Io sono la radice e la stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino” (Ap 22,16).

I MAGI
Nel racconto dell’infanzia secondo Matteo compaiono alcune figure misteriose chiamate “magi”, i quali, guidati da una stella, si dirigono dall’Oriente a Gerusalemme alla ricerca del neonato re dei Giudei e, trovato il bambino Gesù a Betlemme, lo adorano e gli offrono in dono oro, incenso e mirra. Al di là della loro esatta fisionomia (forse si tratta di sapienti babilonesi o persiani, legati allo zoroastrismo, esperti di astrologia e a conoscenza di alcune credenze giudaiche), essi rappresentano tutti i popoli pagani che camminano verso Cristo. La tradizione li ha fatti re sulla base del Salmo 72,10 che predice la venuta dei re dall’Oriente per venerare il Messia; li ha contati in tre in relazione al numero dei doni offerti; ha dato loro nomi diversi secondo le varie culture (in Occidente Gaspare, Melchiorre e Baldassarre); ha disseminato le loro reliquie da Milano a Colonia; ha visto nei tre doni segni particolari: l’oro per la regalità di Cristo, l’incenso per la sua divinità, la mirra per la sua passione e morte.

 

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