Nei giorni successivi Gesù e i suoi riprendono a spostarsi tra i villaggi della Galilea. A una dozzina di chilometri da Nàzaret si trova una piccola città, chiamata Nain, che sorge alle falde del piccolo monte Hermon.
È cinta da mura e ha una sola porta d’ingresso. Mentre il Maestro e i discepoli, insieme a una notevole folla che lo seguiva, si avvicinano alla porta di Nain, incrociano un corteo funebre che porta alla sepoltura il corpo di Ezechiele, un ragazzo di quattordici anni, ucciso da una infezione che non gli aveva lasciato scampo. Era il figlio unico di Yael, una donna ancora giovane, rimasta vedova già da un decennio. La madre è disperata per la perdita di quell’unica ragione di vita. I suoi occhi sono arrossati e gonfi di lacrime. Non ha più neanche il fiato per urlare il suo dolore e la sua disperazione.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: “Non piangere!”. Si avvicina, tocca la bara: “Ragazzo, dico a te, alzati!”. Il morto si mette seduto e comincia a parlare. Gesù lo restituisce a sua madre. Ezechiele grida più volte: “Mamma!”, lei ringrazia il Nazareno, gettandosi ai suoi piedi.