Gesù e i suoi salgono a Gerusalemme per festeggiare la Pentecoste. Nella zona nord della Città Santa, sta sorgendo un quartiere nuovo e c’è una piscina, chiamata Betzatà, dove confluiscono le acque di una sorgente sotterranea alla quale il popolo attribuisce uno speciale potere curativo.
Ogni volta che dalla fonte arrivava gorgogliando nuova acqua, gli occhi della fede vi vedevano discendere un angelo: in quel momento la folla di ammalati, ciechi, storpi e paralitici faceva a gara ad immergersi sperando di ricevere la grazia. In un angolo, buttato a terra come un sacco di stracci, sta disteso Jonas, un uomo ormai anziano, colpito da paralisi, giace su una specie di barella. Gesù, passando di là, lo vede: “Vuoi guarire?”. La risposta non è un sì”.
“Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me”. Gesù gli dice: “Alzati, prendi la tua barella e cammina”. E all’istante quell’uomo guarisce. Prende la barella e si dirige al Tempio per ringraziare, i dottori della legge lo fermano dicendogli che è sabato e quindi non è lecito. La loro ira si dirige poi verso Gesù che a sua volta li accusa di vivere di formalismi e di non vivere con il cuore la legge di Dio.