Nella basilica di San Paolo fuori le mura palpita il cuore della Chiesa italiana. I delegati, giunti da tutta Italia, sono stati al lavoro nei tavoli dell’Assemblea sinodale.
Le diverse delegazioni diocesane sono guidate dal vescovo locale e formate da un numero di referenti proporzionale a quello degli abitanti, per un totale di 875 delegati. Alla Prima Assemblea sinodale sono presenti - tra delegati e Vescovi - 943 persone di cui: 4 cardinali, 170 vescovi, 4 padri abati, 238 sacerdoti, 6 diaconi, 37 religiose e religiosi, 210 laici, 274 laiche. In totale 641 uomini e 302 donne.
Ciascun tavolo riflette su un tema, dalla cultura alla pace, passando per il ruolo delle donne. Tra una scheda e un pensiero, la riflessione si estende al cammino condotto e agli impegni da portare avanti. Un filo conduttore lega le varie fasi di questo percorso.
Numerosi anche i delegati delle diocesi pugliesi. Per la Chiesa di Lecce sono presenti l’arcivescovo coadiutore Angelo Raffaele Panzetta, don Damiano Madaro e Giuseppina Capozzi. L’arcivescovo Michele Seccia non si è potuto recare per assolvere agli impegni assunti per la Visita Pastorale nella parrocchia Cuore Immacolato di Maria in Lecce.
“L’esperienza dell’Assemblea sinodale - racconta don Damiano - è una vera esperienza di dialogo. Un tentativo di lavorare in uno stile che per noi è uno dei presupposti essenziali per una convivenza di comunione, senza atteggiamenti di presunzione di possedere la verità. Al termine del Cammino sinodale speriamo che ci possa essere una grande opportunità di rinascere da una crisi, attraversandola, per giungere a qualcosa di più grande, più bello, grazie alla presenza di Gesù e, quindi, con la sua grazia”.
“Il tema riflettuto al mio tavolo - aggiunge il sacerdote delegato diocesano - è la formazione missionaria dei battezzati alla fede e alla vita. Stiamo discutendo sulla necessità di una riscoperta del ruolo della missione della Chiesa che rivaluta la propria intrinseca chiamata all’annuncio. Occorre ripartire dalla rievangelizzazione che propone all’uomo di oggi il Signore della nostra vita. Lo stesso Signore che siamo chiamati ad annunciare con lo stile di Gesù che è quello della prossimità. Una prossimità che si mette in cammino non su percorsi scelti ma sui marciapiedi che i nostri fratelli e le nostre sorelle percorrono. Per ascoltare, comprendere e dire loro una parola di vita alla loro stessa vita. Una parola che si spezza perché parla il loro stesso linguaggio, usa il medesimo codice di riferimento. Un linguaggio che diventa l'oggi di quel ‘il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi…’”.
“È importante - conclude il parroco di Santa Rosa - la grazia ma è altrettanto importante quel ‘in mezzo a noi’ che costituisce da sempre la memoria autentica perché l'oggi del Mistero dell'Incarnazione”.
“Si respira un’atmosfera di positività costruttiva e di speranza - aggiunge Giuseppina Capozzi -, nonostante il percorso accidentato nelle varie realtà diocesane. Quello che appare è che la ricezione del Vaticano II sia finalmente in atto ma anche ineludibile. Ormai lo stato della Chiesa oggi, che ci sta interpellando a questo cambiamento non è imposto, né rinviabile”.