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Si è svolto l'altra sera, presso la sede di Azione Cattolica a Lecce, un importante momento di dialogo che la presidenza diocesana ha voluto ritagliarsi con gli assistenti parrocchiali come anche con i sacerdoti che, pur non avendo l'Ac nella propria parrocchia, intendono avviare nei prossimi mesi il cammino associativo.

Dopo il tradizionale incontro di inizio anno con i presidenti parrocchiali, nel quale sono state tracciate le linee che guideranno l'associazione fino alla prossima assemblea diocesana elettiva, quella di venerdì è stata un'occasione di confronto con i sacerdoti sulle sfide che il nostro tempo rivolge alla Chiesa e sul modo in cui l’Ac può rispondere a queste sfide.

Nella prospettiva delle assemblee parrocchiali che, da qui a dicembre, saranno chiamate ad eleggere democraticamente le figure che nel prossimo triennio avranno un ruolo di responsabilità all’interno dell’associazione, il tema cardine del confronto è stato quello del rapporto tra laicato cattolico e presbiterio, a partire dalla concreta esperienza dei parroci presenti all'incontro.

Muovendo da alcune delle riflessioni proposte dall'assistente generale nazionale di Ac, mons. Gualtiero Sigismondi, al recente incontro regionale con gli assistenti diocesani (cfr. https://www.portalecce.it/index.php/chiesa-in-uscita-diocesi-di-lecce/dalle-associazioni-diocesi-di-lecce/3595-a-molfetta-i-cinque-assistenti-di-ac-della-diocesi-di-lecce-incontro-con-mons-sigismondi), tre sono state le domande intorno alle quali si è orientata la discussione:

l'attualità dell'Ac nella Chiesa e nella società contemporanea: quale dimensione pensi debba essere accentuata, quale migliorata, partendo dall'esperienza della tua parrocchia?

Cosa chiediamo ai nostri laici? Quale servizio/impegno privilegiamo?

Come accompagniamo i laici impegnati, quale rapporto coltiviamo con loro? Li vogliamo solo “esecutori” o “corresponsabili”, in una relazione vera, che sia costruttiva nella comunione?

Tanti sono stati, a partire da queste sollecitazioni, gli spunti per una discussione che si è rivelata franca e costruttiva.

In particolare, è stata condivisa la necessità di mettersi in gioco, insieme, per costruire relazioni autentiche tra laici e sacerdoti e, a partire da esse, impegnarsi per dare alla Chiesa una nuova schiera di laici formati, recuperarando alcuni slanci del Concilio Vaticano II per rimetterli al centro dell'azione pastorale. Nella consapevolezza che, per usare le parole del vescovo Sigismondi, “la Chiesa, popolo di Dio in cammino, si configura come un gregge di sacerdoti servito dai pastori, chiamati ad essere sempre meno gestori diretti delle attività pastorali e sempre più formatori di coscienze, impegnati a condurre i fedeli laici alla piena attuazione del “sacerdozio battesimale”, che chiede loro, a giudizio di Vittorio Bachelet, di essere “meno sacrestani e più cristiani”.

Una consapevolezza alla quale siamo chiamati, ciascuno per la propria parte di corresponsabilità, a dare piena attuazione nella vita delle nostre parrocchie e della diocesi.

 

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