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Arriva nella diocesi di Lecce “Facciamo rete”, la proposta del Centro sportivo italiano che punta a coinvolgere le comunità parrocchiali.

L’associazione si impegna infatti ad animare i cortili o gli spazi conviviali delle parrocchie interessate all’iniziativa con momenti di festa e di sport, omaggiando anche i partecipanti con numerosi premi. Il presidente del Csi di Lecce, Marco Calogiuri, lancia con entusiasmo questa proposta: “È un’iniziativa voluta fortemente dal nostro assistente ecclesiastico, don Salvatore Scardino, già sperimentata dal nostro comitato, per rilanciare la collaborazione al Sservizio della Chiesa locale. Tornare a fare sport in parrocchia, sui campi di gioco, nei cortili, per le strade, vuole essere l’obiettivo di una attività sportiva senza ostacoli strutturali. Vogliamo rappresentare e rafforzare l’idea dello sport educativo, dello sport di tutti, ragioni per cui siamo nati nel 1944”.

Altrettanto entusiastico è il pensiero di don Salvatore: “Lo sport è una strada educativa. Le parole ora devono lasciare spazio alla partita, quella vera, quella dei ragazzi. Non ci siamo mai chiesti perché i ragazzi vengono al campo o in palestra? Se dovessimo chiedere ad un ragazzo con la borsa: dove stai andando? sicuramente ci risponderebbe: a giocare a pallone. È questo il primo motivo che spinge un ragazzo a praticare lo sport, anche e soprattutto in oratorio. Il gioco ha sempre contraddistinto la vita dell’oratorio e delle nostre comunità parrocchiali, fin dal suo nascere. Il gioco è gratuità, è relazione, è gioia, è libertà. Proprio per questo viene ricercato in un tempo dove il gioco è abitato dalla tecnologia e dalla solitudine. In una società in cui non ci si annoia più perché il tempo è gravemente occupato da tante attività in vista di una formazione più alta e in vista di una maggior competitività nel mondo adulto, i ragazzi non trovano spazi e tempi per esprimere la loro sete di felicità” un pensiero molto profondo quello dell’assistente spirituale del Centro sportivo italiano di Lecce, che continua soffermandosi proprio sull’importanza dello sport tra i più giovani: “Inoltre quello spazio esistenziale che è la propria corporeità sembra sacrificato, per le tante ore passate a scuola e per i giochi che richiedono un’attenzione soprattutto intellettiva, a discapito della voglia di correre, saltare, calciare. Scompaiono progressivamente anche gli spazi dove esercitare la propria corporeità: cortili, giardini o strade. Il tempo da dedicare agli amici è sempre poco e insufficiente: come coltivare amicizia e compagnia? Trovare un ambiente dove rivivere questo desiderio che abita nella vita di un ragazzo lo rende apprezzabile, ricercato, quasi come un toccasana nel ritmo frenetico della settimana. È soprattutto per questi motivo che i ragazzi si avvicinano anche alle società sportive dell’oratorio. Allora è una motivazione che non può essere sottoposta a ricatto, sia da un catechista, come da un allenatore, bensì va assunta e deve trovare una giusta conferma”.

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