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È oggetto di dibattito la nuova funzione di Alexa, l’assistente vocale di Amazon che ha già raggiunto significativi traguardi, è in grado di imitare e riprodurre la voce di qualsiasi persona, incluse quelle dei defunti più cari.

 

 

 

La novità ha destato più di un qualche dubbio etico tra il pubblico, dal momento che proprio l’esempio preso in esame era quello di un video nel quale Alexa leggeva a un bambino una favola con la voce della nonna scomparsa qualche tempo prima. Ad uno degli appuntamenti annuali più importanti sui progressi fatti dalla tecnologia nel campo dell’automazione, del machine learning e della robotica si riapre così anche l’annosa questione di una tecnologia che sembra apparentemente in grado di tenere in vita, pur con modi e maniere diverse, qualcuno che non c’è più, superando lo stesso confine della morte. Ad Alexa basta circa un minuto di ascolto di una determinata voce per poi saperla riprodurre per pronunciare praticamente qualsiasi espressione. Il nuovo sistema riesce infatti a riprodurre tutti i timbri di voce.

Sentire di nuovo la voce di chi abbiamo perso. Addirittura conversare con lei o con lui. Illuderci che quel legame non si è interrotto, smetterà di interrogarci sull’eterno e desiderarlo?

Inoltre, i potrebbe diventare altamente pericoloso per le persone ancora in vita, che potrebbero di conseguenza subire la clonazione della propria voce per fini illeciti. Come ogni cosa è buona se usata per il bene e con coscienza.

 

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