Né allarmismi, né sottovalutazioni. In Italia al momento non c’è epidemia da coronavirus ma esiste un rischio di fronte al quale occorre mantenere alta la guardia.
Lo spiega Roberto Cauda, ordinario di malattie infettive all’Università Cattolica e direttore dell’Unità di malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma, assicurando che le misure messe in campo nel nostro Paese sono efficaci.
“Al momento - afferma - l’epidemia da coronavirus 2019-nCoV è limitata alla Cina. In nessun altro Paese del mondo esiste un problema epidemico. In Italia, ad oggi, non si deve dunque parlare di epidemia, bensì di rischio epidemia, da non sottovalutare ma da affrontare con buon senso e con i piedi per terra”.
Formulare previsioni sugli sviluppi della malattia, chiarisce, “ancorché con modelli matematici, non è affatto semplice”. Quanto agli strumenti efficaci contro il virus, il professore spiega: “Non possiamo ridurre la platea dei contagiabili attraverso un vaccino che non esiste e non sarà disponibile in tempi brevi. L’unica arma è identificare i pazienti, metterli in isolamento e trattarli; identificare i contatti e attuare azioni di contenimento dell’epidemia nelle aree pesantemente colpite. Occorre insomma contenere il contagio limitando i trasporti e utilizzando lo strumento della ‘quarantena’. La sospensione dei voli in questa particolare contingenza costituisce un elemento utile”.
“Di questa malattia - prosegue - non sapevamo nulla fino al 31 dicembre. Nei giorni scorsi l’Oms ha affermato che il contagio da soggetti asintomatici è un’evenienza estremamente rara ma non si può escludere”.
E con riferimento ai termoscanner in aeroporto conclude che “sono certamente un aiuto” perché “la persona alla quale viene rilevata la febbre diventa soggetto da attenzionare”.