Un trauma cranico e lividi e contusioni varie che dovrebbero sbiadire nel giro di un mese, con ferite psicologiche che rischiano di essere ancora più profonde.
È il bilancio del brutale pestaggio subito da una bambina di 12 anni affetta da disabilità, ripreso anche con diversi smartphone e condiviso - anche in diretta - su social e chat, diventando virale.
Lo chiamano il fenomeno delle “baby bulle”. Ragazzine adolescenti, spinte della popolarità che ottengono, caricando i video, nei social. Il bullismo fisico era appannaggio dei maschi, ultimamente lo è anche delle ragazze ed è un fenomeno in crescita ciò che è successo la ragazzina pestata è l'ennesimo segnale di una preoccupante realtà. Girano tanti filmati, scatta l’emulazione prima il bullismo era psicologico; ora è molto fisico.
Sono diversi i fattori che lo scatenano: al primo posto la popolarità perché certi gesti conferiscono una fama tra i coetanei. Se un video incassa tantissime visualizzazioni, si diventa una sorta di star tra gli amici. Questo è un meccanismo perverso, alimentato dai social network. Il lockdown non ha aiutato i giovani, spesso chiusi in casa; la didattica a distanza ha permesso agli adolescenti di divenire ancora più esperti nell'utilizzo delle nuove tecnologie, tanto che secondo una ricerca recente, il bullismo e il cyberbullismo supera il 400%.
Le notizie In questi giorni sono tante: baby bulli che prendono di mira anziani disabili o che minacciano altri bambini con difficoltà motorie, sono quasi sempre minorenni.
Il bullismo è una piaga sociale che deve essere combattuta con ogni forza e ogni risorsa possibile. È' importante ridare lo sport ai ragazzi, per costruire una cultura di rispetto, l’unico valore in grado di contrastare con fermezza questo fenomeno odioso. I video raccapriccianti dovrebbero essere immediatamente eliminati, risalire a chi li ha pubblicati, per scongiurare il ripetere di simili vergognose violenze.
Continuo l'accorato appello ai genitori, che controllino, come le leggi in vigore e la morale impongono, i loro figli perché non si rendano autori o coautori di questi terribili atti, che potrebbero portare a denunce penali e civili.