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A poche ore dall’inizio del confronto parlamentare sul Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Centro studi “Rosario Livatino” affronta con un nuovo documento (LEGGI QUI) la parte relativa alla giustizia. 

 

 

 

Il dato positivo costituito dalla disponibilità di risorse finanziarie come mai è accaduto negli ultimi decenni - pur insufficienti per il settore, ammontano comunque a 2,3 miliardi di euro - è vanificato dalle destinazioni previste dal Piano: non l’indilazionabile incremento degli organici dei magistrati - in Italia sono 10,6 ogni 100.000 abitanti, meno della metà della media europea (21,5) -; non la stabilizzazione di almeno una parte dei magistrati onorari, dal cui lavoro dipendono ampi settori della giurisdizione, soprattutto in primo grado; non l’aumento del personale di cancelleria, che vede oggi 35 ausiliari ogni 100.000 abitanti, pure qui la metà della media europea (68,7); ma l’“ufficio per il processo”, che si presenta come un intralcio, non già come un aiuto, al lavoro del giudice, e rischia di snaturarne il profilo.

La stessa conclamata digitalizzazione non appare finalizzata a snellire snodi ancora farraginosi, e non si scorgono investimenti rilevanti per la fase dell’esecuzione della pena, al fine di renderla più conforme ai principi di tutela della dignità della persona, attraverso l’acquisto di braccialetti elettronici, incremento di percorsi efficaci di rieducazione e reinserimento al lavoro, e infine costruzione di nuovi istituti penitenziari.

 

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