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Il testo della Laudato si’ di Papa Francesco, ricco di contenuti e fecondo per i tanti spunti presenti, può essere letto attraverso molteplici chiavi, permettendo così di tracciare al suo interno percorsi diversi, ciascuno dei quali in grado di gettare una luce sulla realtà poliedrica in cui viviamo.

 

 

 

In questo contributo si ripercorrere l'enciclica seguendo il filo conduttore della bellezza, un termine che non compare nel testo moltissime volte, anche se presente in alcuni dei suoi punti salienti. Il termine bellezza è dunque riferito a varie dimensioni della natura: prima all’essere umano e le sue opere, poi ai progetti di pace realizzati nel corso della storia. Tutta la vita è bellezza, perché innanzitutto attributo di Dio, In quanto ogni altra bellezza viene da Dio che ne è l’Autore. È una realtà di cui prendersi cura, e diventa poi una realtà che gli esseri umani stessi possono seminare: dalla bellezza della creazione a quella di Dio, attraverso la bellezza umana. L’enciclica di Papa Francesco risulta un vero e proprio cammino teologico. La bellezza però, non deve diventare un idolo o una visione che tende a diventare un’ossessione. L’idolo è “una proiezione di se stessi negli oggetti o nei progetti” dice Papa Francesco.

Di questa dinamica si serve ad esempio la pubblicità: non vedo l’oggetto, ma percepisco che quell' automobile o quello smartphone, quel ruolo sono l’unico mezzo per realizzarmi e rispondere ai miei bisogni essenziali. L’idea di possedere quell’oggetto, di realizzare quel progetto, sembra una via meravigliosa per la felicità, una torre per raggiungere il cielo (Genesi 11,19) e tutto diventa funzionale a quella meta. Gli idoli ci schiavizzano, ricorda Papa Francesco, “promettono felicità ma non la danno, ci si ritrova a vivere per quella cosa o per quella visione, presi in un vortice autodistruttivo, in attesa di un risultato che non arriva mai”.

Il caso della body shaming di cui si sente tanto parlare, ne è un esempio. Le donne, in modo particolare le italiane, si sentono insicure a causa del proprio aspetto fisico e il 68% affida la propria autostima al giudizio degli altri. Questi sono alcuni dei dati che emergono dalla ricerca realizzata dall’istituto di ricerca Eumetra per Kerastase, un’indagine sulle donne italiane che approfondisce le tematiche legate all’autostima e alla libera espressione di sé e della propria diversità.

Le donne italiane, evidenzia la ricerca, sono fiere della propria personalità, ma l’aspetto esteriore rappresenta un elemento di insicurezza specialmente per le più giovani; il 96% delle donne italiane cita almeno un elemento di soddisfazione di sé come il carattere, le relazioni personali, il lavoro e l’istruzione ma l'85% delle donne italiane tra i 18 e i 24 anni si sente insicura a causa del proprio corpo e del proprio aspetto fisico.

Altro dato molto rilevante: le più giovani risultano estremamente influenzate dai canoni estetici imposti dai social media, e quasi la metà di loro non si sente accettata dalla società in cui vive.

Se da un lato i social ci impongono dei canoni di bellezza perfetta e spesso irraggiungibile, dall’altra però possono essere potenti alleati per il superamento di alcune barriere, grazie alla condivisione delle proprie esperienze. La ricerca ha dimostrato chiaramente come la scuola, sia ancora oggi un contesto dove si può fare molto di più, per abbattere le barriere della diversità, combattere i diffusi fenomeni di body shaming e supportare le nuove generazioni nella fiducia in se stessi.

 

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