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Quindici mesi di pandemia, hanno visto gli adolescenti e giovani soffrire più di altre categorie sociali; adesso con i vaccini e la curva dei contagi in discesa, sembra arrivato il momento della ripartenza.

 

 

 

È importante, ora, non sottovalutare il compito degli adulti, nel sostenere i ragazzi, per ritornare alla normalità; “è importante che i genitori tornino a fare i genitori e gli insegnanti, insegnanti; perché l’educazione è stata sottovalutata, con un discredito dei valori è un vuoto di progetti” è quanto afferma don Antonio Mazzi, fondatore della comunità Exodus, da più di 60 anni impegnato nell' assistenza e formazione dei giovani. Il sacerdote lancia un allarme: “c’è un malessere diffuso tra i giovani, stiamo attenti a non farlo precipitare”. Bisogna sicuramente recuperare l'interiorità, perché i danni provocati dalla pandemia non sono solo quelli economici, ma anche quelli psicologici. È necessario recuperare la libertà quella vera, non come sottovalutazione delle norme o delle regole.

I ragazzi che hanno tra i 10 ei 14 anni sono sicuramente i giovani più a rischio; le indagini svolte nella scuola sono allarmanti. il 45% delle studentesse si taglia, cioè compie atti di autolesionismo. È necessario ricostruire la rete tutti insieme; non proibire ma orientare. Recuperare lo spirito della cena in famiglia, il dialogo intorno al tavolo, e la scuola deve insegnare a educare. Bisogna preparare gli insegnanti ad affrontare le nuove emergenze, ma soprattutto recuperare il significato delle parole banalizzate.

I ragazzi chiedono aiuto, lo fanno in vari modi, gli adulti non sempre riescono a cogliere il loro disagio. È notizia di questi giorni, nella capitale, una ragazzina di appena 13 anni si è tolta la vita, suicidandosi nella sua cameretta, con un cavo elettrico. Si è impiccata alla mensola in una borgata di Torpignattara, la zona est di Roma; attorno a lei i suoi disegni, le scritte di canzoni inglesi

Era una ragazzina esclusa, isolata e bullizzata, aveva chiesto aiuto più volte, ma nessuno si era fatto avanti. Laura, il suo nome, aveva vissuto male il periodo del lockdown: uscite sempre più diradate, sempre più chiusa in se stessa; solo cellulare computer e tik tok. Diari, quaderni, bigliettini, disegni. Tutto raccontava il suo malessere, nessuno era riuscito a cogliere il profondo significato di quella richiesta di aiuto.

 

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