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Lo scorso 25 luglio nel carcere di Borgo San Nicola a Lecce un incendio si è sviluppato nei laboratori sartoriali dove si producono i manufatti artigianali del marchio Made in carcere.

 

 

Tanta paura e fortunatamente nessun ferito per il rogo, divampato nel deposito probabilmente a causa di un corto circuito, che però ha seriamente danneggiato la merce realizzata dalle detenute e compromesso alcuni macchinari.

A distanza di alcuni giorni dal triste evento fa giungere la sua voce Luciana Delle Donne (LEGGI) fondatrice nel 2007 di “Officina creativa”, una cooperativa sociale non a scopo di lucro, con i brand sociali: ‘Made in carcere. 2nd chance’ e ‘Sartorie sociali di periferia’.

“Quello che è successo il 25 luglio nei laboratori Made in Carcere presso la casa circondariale di Lecce - scrive Luciana Delle Donne - rappresenta una ferita profonda.  La prima Maison arredata con mobili antichi, tappeti, poltrone, divani, sala palestra, una piccola ‘sala pranzo’ con divano e tavolo da cucina dove avviene la condivisione del cibo e dello stare insieme durante le ore di pausa dal lavoro, una sala lettura con poltroncine e tende alle finestre che nascondono le sbarre e rendono la vita in carcere a misura di persona. Privati della libertà, ma per ricostruire una nuova vita con consapevolezza e dignità”.  

“Ad andare in fumo - prosegue - non sono state soltanto le creazioni delle lavoratrici detenute, ma la testimonianza della nostra filosofia, ecco perché ‘la creatività non brucia’. Non è ancora chiaro come sia potuto avvenire. Per fortuna non ci sono stati danni alle persone e, anche se i danni materiali sono ingenti, non abbiamo paura, siamo solo confuse, disorientate e senza forze. Bisognerà rifare tutto: impianto elettrico, sanificazione degli spazi, tinteggiatura, acquisto di nuove attrezzature, di macchine da cucire e tanto altro ancora. Tutti i ricordi, gli accostamenti cromatici, la formazione con le metafore scritte sui muri, le foto, gli articoli di giornale, le frasi e le riflessioni con gli autografi sulle pareti di tante persone anche famose che son passate a vivere questa fantastica esperienza (almeno nella parte più colpita) non ci saranno più. Tutto resettato. Ora dieci donne in stato di detenzione non sono più al lavoro, ma come tutte le altre, ristrette nella stanza di pernottamento (la cella), in 3 e non lo ricordavano più cosa fosse, perché al rientro dal lavoro è tutto diverso, anche se hanno diritto solo a una doccia al giorno, erano felici”.

“La Maison - conclude Luciana, ospite-testimone della diocesi del primo dei recenti ‘Martedì di Quaresima’ - chissà quando potrà ripartire. Ma non vogliamo vedere il nero delle pareti. Vogliamo ricordarla come una casa bella ed elegante che accoglie con amore persone che ricostruiscono la propria vita con consapevolezza e dignità. Chiediamo a chi fin ora ha sostenuto le iniziative di Made in Carcere di tendere, ancora una volta, la mano per aiutarci a rialzarci.  Chi lo volesse fare può magari mandarci un messaggio di vicinanza, ma anche un aiuto concreto (Banca intesa IBAN: IT73F0306909606100000074077) e venirci incontro per tutto quello che sarà necessario ricostruire”.

 

 

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