Dieci mezzi, cinquanta volontari, una decina di tonnellate di aiuti umanitari e 2.600 chilometri da percorrere nel cuore dell’Europa orientale per raggiungere, via Budapest, la martoriata Ucraina, prima Odessa e subito dopo Mykolaiv.
Il popolo della pace si mobilita ancora una volta. La terza carovana della pace della rete #StopTheWarNow è partita ieri mattina all’alba dandosi appuntamento da tutta Italia a Gorizia. Sono divisi tutti in piccoli gruppi, ciascuno con un pulmino carico di aiuti. Ci sono i ragazzi di Acmos, i volontari del Focsiv e della San Vincenzo, rappresentanti della Caritas Andria e Pax Christi con il suo presidente. Tra i partecipanti a questa nuova carovana c’è infatti anche mons. Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura, in rappresentanza dei vescovi italiani. Insomma, una carovana della pace sostenuta da 175 organizzazioni della società civile italiana. C’è la consapevolezza di andare incontro a un popolo che ha fame e sete e che da sei mesi vive sotto la minaccia degli attacchi missilistici. Ma c’è anche il desiderio di mettersi in cammino per condividere con loro angoscia e paura.
“Dopo sei mesi di guerra - ci dice Giampiero Cofano, segretario generale della comunità Papa Giovanni XXIII e coordinatore del progetto #StopTheWarNow - purtroppo ad oggi non c’è nessun tentativo di pace all’orizzonte. Solo le armi hanno diritto di parola. Nessun tavolo è stato ad oggi convocato. Nessuna prospettiva di negoziazione si intravede all’orizzonte. Eppure, negli ultimi giorni abbiamo visto alcuni segnali positivi come l’apertura dei porti e la concessione da parte della Russia di far entrare gli ispettori Aiea nella centrale nucleare. La speranza è che si possa partire da questi piccoli segni”.
Cofano ci spiega anche che questa terza carovana è il frutto delle relazioni che i volontari della Giovanni XXIII hanno saputo costruire in questi mesi di guerra, prima a Odessa e ora a Mykolaiv, con la gente locale. È stato infatti un rappresentante della regione di Mykolaiv a invitare i volontari di #StopTheWarNow aprendo le porte dei rifugi e offrendo la possibilità di condividere con la gente del posto gli spazi della loro vita tra bisogni, paure e il sogno che le bombe tacciano per sempre. “Un lavoro paziente”, dice Cofano, che ha reso possibile trasformare la relazione “in amicizia”.
Prima di partire, sulla chat dei partecipanti è arrivato un messaggio di augurio di don Tonio Dall’Olio, presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi. “Essere accanto alle persone che subiscono la quotidiana violenza dei bombardamenti e dei missili, della paura e della precarietà – scrive – è il modo più efficace per vivere la fraternità universale a cui siamo chiamati tutte e tutti. Gesti come quelli che sin dall’inizio abbiamo inteso mettere in atto come #StopTheWarNow non sono né eclatanti, né decisivi, né efficaci secondo i canoni geostrategici e politici, ma nella mappa dell’umanità sono di gran lunga i più importanti, segnano un solco”.