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Portalecce pubblica il testo integrale della lettera alle parrocchie delle Chiese di Puglia da parte inviata dagli operatori pastorali partecipanti al triennio di formazione appena concluso e organizzato dall’Istituto pastorale della Conferenza episcopale pugliese.

 

 

 

 

Cara parrocchia pugliese, come stai?

Siamo un gruppo di operatori pastorali, laici e presbiteri, vescovi e religiosi che, a partire da questa domanda, ha vissuto un percorso di formazione incentrato sulle sfide che oggi le parrocchie sono chiamate ad affrontare. Veniamo da tutte le parti della nostra regione, viviamo e operiamo nelle parrocchie, nelle associazioni e negli uffici diocesani, e abbiamo a cuore l’annuncio del Vangelo oggi e il futuro della Chiesa nei nostri territori, ci sentiamo tutti chiamati ad una conversione missionaria e sinodale. In questi anni abbiamo ascoltato diverse esperienze parrocchiali, approfondito la riflessione con l’aiuto di esperti e, ascoltando le storie gli uni degli altri, abbiamo cominciato a delineare le possibili strade perché le nostre comunità possano continuare ad essere segno della prossimità di Dio nelle città e nei paesi della nostra regione.

Innanzitutto vogliamo dirti grazie! Abbiamo riscoperto che continui ad essere la casa di tante persone che, in un contesto segnato da individualismo e indifferenza, dedicano il loro tempo alla costruzione del bene comune, attraverso l’impegno e la passione educativa per le nuove generazioni e l’accompagnamento di tante fragilità e povertà presenti nei nostri territori. Grazie perché non ti stanchi di rispondere alle richieste di molti che bussano alla tua porta, anche solo per chiedere una presenza e una celebrazione in un momento significativo della loro vita. Grazie perché trasmetti tradizioni religiose che hanno nutrito tante generazioni. Grazie perché continui ad essere un punto di sosta e nutrimento spirituale per chi cerca Dio nell’incontro con la sua Parola e nella celebrazione Eucaristica domenicale.

I segni di crisi e di difficoltà sono tanti, innanzitutto perché vengono meno le forze tra le tue fila: sempre più parroci devono prendersi cura di più parrocchie; ci sono sempre meno operatori pastorali, soprattutto dopo la crisi della pandemia e particolarmente tra le giovani generazioni. Questa fragilità e questa crisi dei numeri sono spesso accompagnate da pessimismo e disillusione, che possono portare a chiudersi nella conservazione dell’esistente e nella ripetizione stanca di prassi pastorali ormai sbiadite. Non cadere in questa trappola! Custodisci con gratitudine la tua storia senza rimpiangere le cose di ieri e temere quelle che verranno: la paura isola dagli altri e immobilizza il cammino, il rimpianto tarpa le ali allo Spirito.

Cambiare è difficile, ma è possibile: questo tempo può nascondere opportunità inedite per il Vangelo e per la Chiesa. Metterci in formazione e in dialogo gli uni con gli altri è il primo frutto bello che vogliamo condividere: non c’è conversione se non impariamo a camminare insieme, preti, laici, religiosi, vescovi… Vorremmo che ci fossero più occasioni di formazione congiunta. Solo ascoltandoci possiamo superare i pregiudizi, solo imparando dalle storie degli altri possiamo vincere il pessimismo, solo sedendoci allo stesso tavolo possiamo riscoprire il volto di una parrocchia fatta da tanti volti, certamente diversi ma uniti nell’amore di Cristo.

Una delle fatiche per le nostre parrocchie è imparare a vivere la comunione, a fare squadra e lavorare insieme per un obiettivo comune. Abbiamo bisogno di riscoprire l’importanza della vocazione battesimale, dalla quale scaturisce la diversità dei doni e dei ministeri.  Dobbiamo impegnarci per favorire e sostenere la vocazione dei laici, chiamarli alla corresponsabilità e valorizzare i loro carismi e le loro competenze per metterli al servizio dell’annuncio del Vangelo: nell’accompagnamento alla crescita della fede, nel servizio liturgico e nel servizio agli ultimi, dentro la comunità e nella società, antichi e nuovi ministeri per portare a tutti la gioia del Signore Risorto. Sosteniamo i presbiteri affinché possano vivere il loro ministero sempre di più insieme, tra di loro e con i laici, perché possa emergere lo stile di una guida sinodale delle nostre comunità.

Cara parrocchia, sii aperta al cambiamento e non avere paura se questo significherà perdere qualcosa delle forme del passato. I cambiamenti veloci di questo tempo ti spingono ad abbandonare vecchi campanilismi, a costruire reti e collaborazioni sempre più ampie, innanzitutto con le altre parrocchie, con le quali condividere doni, esperienze e risorse di persone che possano mettersi insieme al servizio del Vangelo nel tuo territorio. Inoltre, costruisci ponti con tutte le altre realtà che animano la città: istituzioni, associazioni, gruppi sociali, altre comunità religiose ecc. Anche chi non la pensa esattamente come te, anche chi professa un’altra fede e anche chi non crede può condividere con te progetti e obiettivi comuni: dinanzi alle sfide del nostro tempo ricordati le parole di Papa Francesco nel buio della pandemia, “siamo tutti sulla stessa barca!”.

E sulla barca c’è il Signore! È la sua presenza che ci salva dalla paura delle onde e del futuro, è la sua Parola che illumina il cammino da percorrere insieme, è la celebrazione liturgica della sua Pasqua che fa crescere nella comunione e nella missione. È necessario nel nostro tempo che le parrocchie siano oasi di spiritualità e di fraternità, perché la vita degli uomini e delle donne di oggi, così gravata di impegni e preoccupazioni, trovi il suo giusto ritmo e il suo senso pieno. La parrocchia sia luogo per l’incontro con Dio, non per ritirarsi o difendersi dal mondo, ma per amarlo e servirlo di più, come insegnava don Tonino Bello: “La parrocchia non è fatta per autocostruirsi e autocontemplarsi: è fatta per “andare”. Non per crogiolarsi nel cenacolismo, ma per aprirsi sul territorio intero. Non può rassegnarsi a celebrare l’Eucarestia senza tenere la porta aperta sulla pubblica piazza”.

 

 

Forum Famiglie Puglia