È ripresa ieri pomeriggio sul manto erboso del Via del Mare la preparazione del Lecce in vista del prossimo impegno di campionato, l’incontro di domenica sera contro il Cagliari alle ore 20.45.
Ancora assenti i nazionali Imbula e Majer, hanno svolto un lavoro differenziato Farias, Tabanelli, Lapadula, Falco e Babacar, quest'ultimo a causa di un sovraccarico muscolare. Sia Falco che Farias si spera di riaverli disponibili per la trasferta di Firenze, gara successiva all’impegno contro i sardi. Tabanelli potrebbe riaggregarsi al gruppo quanto prima, mentre Lapadula lamenta i postumi di una distorsione alla caviglia, ma il suo impiego dovrebbe essere quasi scontato. Stamattina allenamento, a porte chiuse, sul campo dell'Acaya Golf Resort.
In sala stampa si è presentato Gianluca Lapadula. L'attaccante è diventato un elemento inamovibile del reparto offensivo del Lecce: tre gol nelle ultime tre gare, e potevano essere quattro senza quella annullata all’Olimpico contro la Lazio.
Il bomber sembra essere rinato nel Salento, dopo l’esperienza negativa con la maglia del Genoa. “Ho sempre sostenuto l’idea che con la condizione fisica avrei avuto le mie sicurezze - dice il calciatore. È un periodo che sto bene, e per me questo è fondamentale, anche se bisogna dimostrarlo ogni domenica in campo. Mi è capitato già diverse volte in carriera di riuscire ad andare a segno consecutivamente, una volta sbloccato”.
Smaltita la sosta forzata testa e gambe al prossimo impegno contro il Cagliari, autentica rivelazione di questa prima parte di stagione: “Anche senza impegni ufficiali abbiamo lavorato come sempre in vista di questa sfida, e non credo che questo stop ci abbia fatto del male”, ammette Lapadula.
Come affrontare i sardi? “Scendendo in campo come abbiamo fatto nelle ultime gare contro Juve, Sassuolo e Lazio, nelle quali l’atteggiamento era quello giusto ed il gioco quello che voluto dal mister. A mio avviso siamo sulla strada giusta, abbiamo perso qualche punto per strada ma questo non deve farci perdere le nostre sicurezze”, conclude Lapadula.