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Domani 18 marzo giungono a Lecce la statua e la spada di San Michele Arcangelo. “L’unica Spada che porta la pace” dichiara don Antonio Murrone parroco della chiesa di San Massimiliano Kolbe dove, fino a domenica 19 marzo sarà possibile venerare l’effige di marmo opera dello scultore Andrea Sansovino, datata al 1507, provenienti dalla basilica santuario di Monte Sant’Angelo.

 

 

 

Il santuario sul Gargano, entrato a far parte anche del patrimonio Unesco e della  National Geographic Society, è noto come “Basilica Celeste” perché unico edificio religioso a non essere consacrato attraverso un atto liturgico ma direttamente dall’Arcangelo che apparve nella grotta ben tre volte tra la fine del V e l’inizio del VI secolo dopo Cristo, come testimonia il “Liber de apparitione sancti Michaelis in Monte Gargano”: “Io sono l'Arcangelo Michele, e sono sempre alla presenza di Dio”, annunciò l’Arcangelo apparendo in sogno al vescovo Lorenzo di Maiorano. “La grotta è a me sacra ed Io l'ho scelta.  Non ci sarà più spargimento di sangue di animali.  Dove si apre la roccia il peccato dell'uomo potrebbe essere perdonato. Ciò che è stato richiesto in preghiera sarà concesso. Perciò risalite la montagna e consacrate la grotta al culto cristiano”.

La quarta apparizione avvenne in sogno a Papa Gregorio Magno nel VI sec. e San Michele Arcangelo apparve sopra il mausoleo di Adriano nell'atto di rinfoderare la spada: un gesto che annunciava la fine della peste che funestava Roma. Per ricordare quel miracolo, Papa Gregorio Magno cambiò il nome della tomba imperiale in Castel Sant'Angelo, e ancora adesso l’effige angelica, opera bronzea di Raffaello da Morlupo, domina la Città Eterna dalla sommità dell’edificio. 

La quinta apparizione in ordine cronologico avvenne sempre sul Gargano nel 1656 quando, in occasione della peste, l’arcivescovo di Manfredonia, Giovanni Alfonso Puccinelli, invocò l’aiuto angelico che non tardò nella sua risposta:  le pietre benedette della sacra grotta furono usate  per debellare i bubboni pestilenziali. Molto celebre fu la visione di Papa Leone XIII quando vide San Michele Arcangelo scacciare il Maligno che minacciava la Chiesa. Il Pontefice compose la celebre preghiera dall’incipit Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium… (San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, contro le malvagità e le insidie del demonio sii nostro aiuto…), invocazione che dal 1886 divenne obbligatoria al termine delle celebrazioni e fu anche inserita nella raccolta degli esorcismi; sebbene dal 26 novembre 1964 non è più recitata al termine della celebrazione eucaristica, la preghiera di Leone XIII rimane la più usata per rivolgersi all’Arcangelo, unitamente alla coroncina angelica la cui nascita si fa risalire al 1751 quando san Michele “in persona” donò questo “rosario” alla religiosa portoghese Antonia d’Astonaco, appartenente all’ordine carmelitano.

Questo il programma leccese della peregrinatio Michaeli: domani 18 marzo alle 16 accoglienza e incontro per le famiglie, mentre alle 17 si reciterà la Coroncina angelica e alle 18 si terrà la celebrazione eucaristica presieduta da Padre Marco Arciszewski della comunità dei Padri Micaeliti che reggono la Basilica di Monte Sant’Angelo e che accompagna a Lecce la statua e la spada dell’Arcangelo.

A seguire l’offerta della cera per la basilica dalla parrocchia di San Michele Arcangelo di Trepuzzi, alla presenza del parroco don Emanuel Riezzo, e l’atto di consacrazione e benedizione con la dpada; alle 19 l’adorazione eucaristica e le confessioni.

Domenica 19 marzo ci sarà la visita dell’arcivescovo Michele Seccia prima della messa delle 8.30, alle 10.30 la seconda celebrazione eucaristica alla presenza di autorità civili e militari, dei papà, nel giorno della festa di San Giuseppe, e di quanti portano il nome di Michele, Gabriele e Raffaele. A seguire la preghiera dei paracadutisti, di cui San Michele è protettore, e l’atto di consacrazione all’Arcangelo, la cui effigie, insieme alla Spada, ripartirà per Monte Sant’Angelo alla fine della cerimonia.

La foto della statua è di Matteo Nuzziello

 

 

 

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