La Via Crucis, rito legato in particolare al tempo liturgico di Quaresima, nel quale si ripercorre l’ultimo tratto della vita di Gesù fino alla crocifissione e alla morte, assume un valore particolare quando vi si associano le tante croci che segnano quest’ora della storia.
È quanto accade nella Parrocchia di San Massimiliano Kolbe, dove si è deciso di porre al centro della preghiera il grido della pace, il dramma dei migranti, dei giovani in cerca di lavoro, delle famiglie afflitte dalla povertà economica ed esistenziale.
Domani, 31 marzo alle 19,30., per le vie del quartiere, la Via Crucis sarà animata dai gruppi parrocchiali e dalle famiglie dei bambini e dei ragazzi della catechesi. In particolare sono state invitate le famiglie che la Caritas parrocchiale sostiene, e quanti ogni sera ricevono la cena del punto ristoro. Sono stati invitati i senzatetto della città, gli ammalati, i giovani senza lavoro…
“Oggi fra la gente del mondo - spiega il parroco, don Antonio Murrone -, Gesù vive la propria passione. La Via Crucis si ripete oggi come duemila anni fa nei giovani, nei sofferenti, negli affamati, nelle persone malate e diversamente abili. La Via Crucis è fatta di stazioni”.
“Stazione - conclude don Antonio - significa ‘sosta’, ‘fermata’. Significa per noi ‘esserci’, stare lì vicino a quella situazione, a quella persona, a quella sofferenza…Vivere la Via Crucis significa sostare, stazionare, fermarsi ed esserci, in ogni modo possibile”.