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«Stabat Mater dolorósa iuxta crucem lacrimósa, dum pendébat Fílius. È in quell’incipit, nel verbo Stabat l’essenza del dolore più profondo e dignitoso che Maria Addolorata, Mater Dolorosa contiene impietrita ed immobile al cospetto di suo Figlio sulla Croce.

 

 

 

Un’immagine icastica ed essenziale che ha ispirato una delle sequenze più celebri della liturgia quaresimale. Attribuita al Beato Jacopone da Todi nel XIII secolo, questa preghiera cantata fu inserita da Papa Benedetto XIII nel Missale Romanum nel 1727. Dopo la riforma liturgica lo Stabat è recitato durante la celebrazione dell' Addolorata  mentre nella messa tridentina è cantata nella messa del venerdì della settimana di Passione ed è proprio a questa tradizione liturgica che si deve la sua popolarità.

Lo Stabat Mater ha ispirato opere d’arte di straordinario valore, a partire dalle antiche croci dipinte medievali in cui l’Addolorata era inserita in uno dei capicroce, fino alla grande rivoluzione rinascimentale che inscena la sacra rappresentazione con una accentuazione patetica e umanissima.

Ma la sacra sequenza ha ispirato capolavori musicali senza tempo che unitamente alle immagini sono fondanti della nostra civiltà e della cultura. A partire dal celeberrimo Stabat Mater di De Près, moltissimi grandi autori hanno tratto ispirazione dando vita a pagine toccanti, da Palestrina, a Scarlatti, Vivaldi, ai pugliesi Traetta, Cafaro e Paisiello senza dimenticare Haydn, Rossini, Schubert, Verdi, Poulenc, fino ai moderni Bacalov e Piovani per citarne solo alcuni.

Il più celebre e struggente rimane lo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi per soprano, contralto, archi e basso continuo, composto nel 1735 solo qualche mese prima della sua morte avvenuta a soli ventisei anni di tubercolosi, Questo straordinario capolavoro fu commissionato da parte di una confraternita laica napoletana, quella dei Cavalieri della Vergine dei Dolori di San Luigi al Palazzo, che l’avrebbero utilizzato durante la liturgia della Settimana Santa. Chiuso nella sua celletta nel convento dei frati cappuccini di Pozzuoli, Pergolesi compose le pagine del manoscritto e tutta la sua umana sofferenza confluì nel suo spartito. Con Pergolesi il mistero di Dio s’incarna nell’uomo e nella sua fragilità e facendo ciò il compositore jesino fu uno dei primi ad applicare in modo esemplare quella figura retorica al centro di buona parte della musica barocca, descritta nella cosiddetta “teoria degli affetti” che suscitava e acuiva i sentimenti nell’ascoltatore.

Questo sublime capolavoro sarà eseguito a Lecce stasera 31 marzo alle 19.30 nel santuario mariano dell’Addolorata, meglio conosciuto come chiesa di Sant’Angelo, a conclusione del “Venerdì di passione o dell’Addolorata”, una delle feste più antiche per la compatrona della città, Maria SS. Addolorata.

La giornata di oggi - dopo il rito della tradizionale processione di ieri sera per le vie del centro storico - si aprirà alle 11 con la celebrazione della messa presieduta da mons. Vincenzo Marinaci, parroco di San Matteo, mentre alle 18.30 la solenne celebrazione eucaristica sarà celebrata dall’arcivescovo Michele Seccia. E subito dopo ci sarà lo Stabat Mater nell’esecuzione dell’Orchestra da Camera di Lecce e del Salento diretta da Luigi Mazzotta, con solisti il soprano Silvia Susan Rosato-Franchini, il contralto Marinella Rizzo e l’organista Carlo Scorrano. Il commento è affidato a mons. Mauro Carlino. In programma anche Pie Jesu dal Requiem di Fauré in memoria delle vittime delle guerre e dei naufragi.

 

Photogallery di Arturo Caprioli

 

 

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